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Riforma del Terzo Settore, tutte le novità per le Associazioni

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Il Senato ha approvato ieri il disegno di legge di iniziativa governativa di delega al Governo per la Riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale.

Secondo i dati Istat riferiti al decennio 2001-2011, il Terzo settore è fortemente in crescita nelle Regioni del nord e del centro Italia e coinvolge quasi 5 milioni di volontari e dà lavoro a circa un milione di persone.

I numeri dimostrano l’esistenza di una rete sociale italiana composta da 201mila associazioni prive di personalità giuridica, 68mila associazioni riconosciute, 11mila cooperative sociali, 6mila fondazioni, 14mila altre istituzioni non profit (comitati, società di mutuo soccorso, istituzioni sanitarie o educative). Si tratta di realtà profondamente radicate che nutrono e saldano un tessuto sociale duramente messo alla prova, come sappiamo, soprattutto a partire dalla crisi del 2008 che ha investito anche l’Italia.

L’intento del ddl è, quindi, quello di dare piena attuazione al principio di sussidiarietà, sancito anche dall’articolo 118 della Costituzione: “La Repubblica favorisce l’iniziativa dei cittadini, singoli o associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale“.

Il provvedimento, che ritorna alla Camera per la terza lettura, si rifà alle linee guida per una revisione della legislazione riguardante il volontariato, la cooperazione sociale, l’associazionismo non-profit, le fondazioni e le imprese sociali, presentate dal Governo nel maggio 2014 e frutto di una consultazione pubblica promossa dall’Esecutivo stesso. Dopo molta attesa, si vede finalmente all’orizzonte la conclusione di questo lungo e impegnativo iter di riforma che, a volte, è sembrato finire su un binario morto.

L’obiettivo è, innanzitutto, trasformare il Terzo settore in una categoria giuridica, dando mandato all’Esecutivo di attuare una plurima revisione normativa in materia di terzo settore, impresa sociale e servizio civile e del Codice civile (titolo II “Delle persone giuridiche” del libro primo “Delle persone e delle famiglie”) in materia di associazioni, fondazioni e altre istituzioni di carattere privato senza scopo di lucro. Inoltre, prevede l’adozione di criteri che garantiscano maggiore trasparenza e un più mirato sostegno economico da parte dello Stato.

Nel provvedimento, viene, poi, definita una disciplina unitaria degli enti del “Terzo settore”, ovvero degli enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche e solidaristiche e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività d’interesse generale anche mediante la produzione e lo scambio di beni e servizi di utilità sociale, nonché attraverso forme di mutualità.

Sono comprese, quindi, le Onlus, le associazioni di volontariato, le cooperative sociali, le imprese sociali ed espressamente escluse le formazioni e le associazioni politiche, le fondazione bancarie, i sindacati, le associazioni professionali e di rappresentanza di categorie. Il Senato ha a lungo dibattuto su quali enti considerare all’interno del perimetro del “Terzo settore”, escludendo infine le fondazioni bancarie.

Il provvedimento mira, poi, a stabilire criteri obbligatori per individuare i soggetti afferenti a questo settore, prevedendo un registro nazionale unico e valorizzando le reti associative di secondo livello. Per quanto riguarda le attività di volontariato, promozione sociale e mutuo soccorso, si introducono parametri specifici per favorire le organizzazioni di soli volontari e per rivedere il sistema, la gestione e la programmazione dei centri di servizio per il volontariato, con l’istituzione del Consiglio nazionale del terzo settore.

Vengono affidate al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, in collaborazione con il Dipartimento della protezione civile, le funzioni di vigilanza, monitoraggio e controllo pubblico sugli enti del Terzo settore sulla base di apposito accreditamento delle reti associative di secondo livello e sono ridefinite le misure agevolate, di sostegno e di fiscalità di vantaggio a loro favore, prevedendo anche l’istituzione di nuovi fondi. E questo non può che essere un dato positivo.

Una novità molto significativa è data dall’istituzione del Servizio civile universale, rivolto ai giovani tra i 18 e i 25 anni e aperto anche agli stranieri che vivono in Italia con regolare permesso di soggiorno. In questo modo, oltre ad attuare i principi costituzionali di solidarietà, inclusione e integrazione sociale, si potenziano le occasioni di esperienze di “cittadinanza attiva” e si orienta il servizio civile italiano in direzione anche di un servizio civile europeo, obiettivo imprescindibile per un’Europa che ha davanti la sfida di diventare davvero federale.

Inoltre, è stato istituita, con un emendamento del Governo, la Fondazione Italia sociale che avrà lo scopo di sostenere interventi innovativi, creare modalità d’investimento, diretto o in partenariato, anche con riferimento a modelli di welfare integrativi e allo sviluppo del microcredito e l’utilizzo di altri strumenti di finanza sociale.

Sono previste, infine, misure fiscali di razionalizzazione e semplificazione delle agevolazioni fiscali e di sostegno economico in favore degli enti del Terzo settore, riconosciuti come enti non commerciali, attraverso il riordino e l’armonizzazione della relativa disciplina tributaria e delle diverse forme di fiscalità di vantaggio. A tal fine, le ultime due Leggi di Stabilità hanno autorizzato la spesa di 190 milioni per il 2015 e 2016  e altrettanti per il 2017. Su questo punto, restano aperte alcune incognite sia sul finanziamento (a cominciare dal 2018), sia sulle concrete modalità per salvaguardare la costruzione di un partenariato vero con le organizzazioni accreditate, a cominciare da quelle del Terzo Settore, così come ha dichiarato la Conferenza nazionale enti servizio civile. Diventerà, quindi, prioritario il lavoro di scrittura del decreto delegato, una volta dato il via libero definitivo a questo disegno di legge da parte della Camera dei Deputati, che si auspica avvenga nelle prossime settimane, prima dell’estate. Sarebbe importante che anche nella scrittura del documento attuativo siano coinvolti nuovamente tutti i soggetti interessati, le rappresentanze degli enti accreditati e i rappresentanti dei giovani, che vivono sul campo i cambiamenti e l’impatto delle nuove normative.

Nel complesso, si tratta di un provvedimento importante, perché attua finalmente un lavoro di riordino e sistematizzazione dei parametri e della normativa, introducendo anche alcune doverose migliorie e novità, troppo a lungo promesse e quasi sempre rimandate. Ma soprattutto, in una prospettiva futura, questa riforma ha il merito di rendere più snello un settore oggi pilastro dell’economia e della società italiana, basato non sul profitto, ma sulla “produzione” del bene comune, che riempie di significato delle azioni fatte a servizio del prossimo che vanno a vantaggio dell’intera collettività. Si fa così strada sempre più, passo per passo, in questo nuovo Millennio, la messa in atto di pratiche virtuose e di percorsi consolidati che mirano alla realizzazione, nel presente, di un’economia sociale e solidale, a misura di “essere (davvero) umano”.

Caterina Conti

(image: Wikipedia)

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