Licenziamenti entro 30 giorni per gli assenteisti e per chi li copre. Camera e Senato sono chiamati ad esprimere un semplice parere.
Licenziare i dipendenti pubblici fannulloni e assenteisti è un obiettivo che molti governi si sono posti ma che, per diversi motivi, fino ad oggi nessuno è riuscito a raggiungere. Basti pensare che già sul finire della prima repubblica un deputato di lungo corso come il liberale Raffaele Costa (papà dell’attuale ministro per gli affari regionali Enrico Costa) si appostava fuori dai ministeri e fotografava i dipendenti che uscivano in pieno orario di lavoro.
Il governo Renzi, dopo averlo annunciato a gennaio scorso, ha depositato in Parlamento la bozza di decreto attuativo della delega sulla riforma della pubblica amministrazione, che da mandato al governo di dare un giro di vite ai procedimenti disciplinari nei confronti dei dipendenti pubblici accelerandone i tempi di esecuzione. Si tratta dell’atto del governo n.292. Il testo del decreto legislativo prevede il licenziamento per i dipendenti pubblici che in maniera fraudolenta taroccano le presenze al lavoro, norma però già presente nell’ordinamento vigente. La novità sta nel fatto che saranno passibili di licenziamento anche i colleghi che aiutano gli assenteisti, magari strisciando il cartellino al loro posto, oppure che li coprono non denunciandone le assenze.
Per gli assenteisti colti sul fatto o registrati dalle telecamere scatterà una procedura disciplinare d’urgenza che prevede la sospensione immediata senza stipendio e il licenziamento entro 30 giorni. Spetterà ai dirigenti e ai capi ufficio avviare le procedure disciplinari previste, pena il loro stesso licenziamento qualora non lo facessero. Il decreto prevede inoltre che la Corte dei Conti proceda contro il dipendente licenziato per danno di immagine nei confronti dell’Amministrazione, irrogando una pena pecuniaria che non può mai essere inferiore alle sei mensilità dell’ultimo stipendio percepito. Su questa norma del decreto legislativo, però, il Consiglio di Stato nel parere sul provvedimento ha segnalato un così detto eccesso di delega. Più semplicemente significa che il governo ha inserito nel decreto delegato una disposizione che la legge delega non prevedeva, dunque sarà costretto ad eliminarla dal testo definitivo, pena il rischio di un giudizio di incostituzionalità davanti alla Consulta.
L’esame della bozza di decreto legislativo inizia dal 3 maggio nelle commissioni affari costituzionali e lavoro di Camera e Senato che, però, potranno esprimere solo un parere sul quale l’ultima parola spetterà comunque al governo.
La scelta di portare all’esame del parlamento tra i primi decreti attuativi quello sui licenziamenti dei fannuloni, ha probabilmente una finalità anche propagandistica in vista delle prossime amministrative. Il governo, infatti, ha tempo fino al prossimo dicembre per vararlo definitivamente, ma potersi giocare la carta contro gli assenteisti della PA a pochi giorni dal voto amministrativo deve essere stata un’occasione troppo ghiotta per potervi rinunciare.
