Nel dibattito sulle mozioni respinte le posizioni più radicali, vince la mediazione tra le molte assenze dei deputati.
La Camera ha esaminato e votato nella seduta del 4 maggio le mozioni sulla maternità surrogata. Il gruppo di Area Popolare con il suo capogruppo Maurizio Lupi ha fortemente voluto che il voto sulle mozioni si svolgesse prima dell’esame in aula della legge sulle unioni civili, questo per evitare che la stepchild adoption stralciata nel corso dell’esame a Palazzo Madama potesse rientrare in qualche modo dalla finestra.
Molte le mozioni depositate, ben 11. Molte di queste fortemente contrarie alla pratica dell’utero in affitto. Il governo ha preferito non prendere posizione in sede di parere e si è dunque rimesso all’aula su tutti i testi presentati.
Il risultato delle votazioni ha visto respingere quelle più radicali ed accogliere invece le mozioni che, pur condannando la pratica dell’utero in affitto, prevedevano impegni volti alla tutela dei nati e soprattutto al loro riconoscimento anagrafico.
In questo senso balza agli occhi la virata operata proprio da Area Popolare, probabilmente a seguito di pressioni interne alla maggioranza. La mozione a prima firma Lupi che nella prima versione chiedeva che la surrogazione di maternità fosse considerata una nuova forma di schiavitù e di tratta di esseri umani e che dunque fosse considerata un reato universalmente perseguibile, nella versione riformulata condanna più blandamente l’utero in affitto attraverso il riferimento alla risoluzione del Parlamento europeo 2015/2229, ma soprattutto aggiunge un impegno che prevede riconoscimento del diritto dei bambini alla loro identità personale e alla loro tutela.
Se il dibattito mediatico su stepchiald adoption e maternità surrogata è stato molto trattato dai politici nelle scorse settimane, lo stesso non si può dire dell’esame delle mozioni svolte ieri e che ha visto la presenza di circa 370 deputati su 630. Molte le assenze sui banchi di Montecitorio, dunque, anche in considerazione del fatto che ci sono le liste da chiudere per le elezioni amministrative e da presentare entro il prossimo 7 maggio.
Guardando tra i deputati assenti si trovano, ad esempio i candidati a sindaco di Roma Roberto Giachetti, Giorgia Meloni e Stefano Fassina, e la candidata a sindaco di Napoli Valeria Valente. Assente anche il ministro con la delega alle politiche della famiglia Enrico Costa, che è anche membro di Area Popolare che ha voluto il dibattito sulle mozioni.
Singolare infine l’assenza della deputata forzista Mara Carfagna che, pur essendo la prima firmataria della mozione presentata dal suo gruppo, non si è presentata in aula per votarla e votare le altre.