Ore 10:25 nella sala d’aspetto della stazione di Bologna, grande folla in attesa delle prossime partenze. Obbiettivo: vacanze al mare. Bologna è uno snodo ferroviario importante, collega il Nord Italia con i principali luoghi di villeggiatura estiva. Molti si dirigono al sud, lavoratori fuori sede che tornano dalle famiglie di origine, altri partono verso luoghi più freschi con mogli e figli a carico.
E’ il 2 agosto del 1980. Una valigia abbandonata con un carico di 23 kg di esplosivo, deflagra uccidendo 85 persone e ferendone gravemente oltre 200. La stazione è distrutta, travolti anche i treni, il Paese è letteralmente spezzato in due. Da quel giorno l’orologio della stazione rimarrà fermo alle ore 10:26 in memoria delle vittime e del terrore che pervade lo Stato. E’ la “strategia della tensione“, una serie preordinata di atti terroristici, volti a creare uno stato di tensione e di paura diffusa nella popolazione, tali da far giustificare o auspicare svolte politiche di stampo autoritario, ci spiegheranno gli storici anni dopo.
Da processo che ne scaturì, vennero condannati successivamente all’ergastolo Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini; mai davvero chiare le responsabilità dei servizi segreti, della P2 di Licio Gelli (che fu comunque condannato per depistaggio) e della politica.
Il ricordo delle istituzioni
“Il micidiale ordigno ha impresso un segno indelebile nella coscienza civile del nostro popolo. L’immagine della stazione ferroviaria con l’orologio fermo al minuto della tremenda esplosione è divenuta simbolo della disumanità del terrorismo, dell’attacco sferrato al cuore della democrazia italiana e della risposta, ferma e solidale, che la società e lo Stato seppero dare agli eversori assassini” scrive il capo dello Stato Sergio Mattarella in un messaggio inviato alla Associazione familiari delle vittime per la ricorrenza del 2 agosto.
“Bisogna fare piena luce sulla strage di Bologna ed è dovere delle istituzioni rispondere alla “legittima domanda di giustizia attraverso atti concreti” ha dichiarato la Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, in un messaggio inviato al sindaco di Bologna, Virginio Merola. “La battaglia per la giustizia – evidenzia Boldrini – riguarda tutti i cittadini, non solo i familiari delle vittime. È quindi dovere delle Istituzioni rispondere a questa legittima domanda di giustizia attraverso atti concreti.”
“Uno squarcio nei cuori e nelle coscienze di un’intera nazione. Non solo i corpi lacerati degli innocenti che trovarono la morte; non solo chi si salvò ma ha vissuto l’incubo di quel giorno per il resto della vita; non solo i familiari delle vittime, non solo Bologna: un intero popolo pretende e merita che tutta la verità, anche quella più difficile da ricostruire, emerga dalla foschia del passato e dalle reticenze di molti. Un importante passo è stato compiuto recentemente con l’approvazione della legge che punisce il reato di depistaggio. Insieme dobbiamo avere il coraggio e l’ambizione di compiere i successivi” dichiara il presidente del Senato, Pietro Grasso.