Dal 2010 è attivo il fondo per prevenire i danni da terremoto, si finanziano progetti, ma in Italia si continua a morire
907 milioni di euro in 6 anni sono stati i fondi pubblici stanziati dallo stato per la prevenzione del rischio sismico. Una cifra che, probabilmente, è insufficiente a mettere in sicurezza tutte le zone dell’Italia a rischio terremoto, ma che non è neppure così esigua e che, anche alla luce della tragedia del sisma del 24 agosto, sarebbe opportuno capire come e in quali progetti è stata impiegata.
L’Italia infatti si è dotata di un fondo per la prevenzione del rischio sismico nel 2009, con il decreto legge n.39 varato a seguito del terremoto che devastò parte dell’Abruzzo oltre alla citta de L’Aquila. Questo fondo che è finanziato fino al 2016 ha erogato annualmente le somme previste con il picco verificatosi nel triennio 2012-2014 in cui sono stati stanziati 194 milioni di euro per ogni anno.
L’ultima erogazione, quasi per una beffa del destino è entrata in vigore proprio pochi giorni prima del sisma del 24 agosto, con la pubblicazione in gazzetta ufficiale del 18 agosto dell’ordinanza del Capo della Protezione Civile che stabiliva il riparto di 139 milioni di euro per l’annualità 2015.
Le risorse del fondo per la prevenzione del rischio sismico debbono essere impiegate, oltre che per la realizzazione di indagini di micro zonizzazione sismica, anche per interventi strutturali di rafforzamento locale o di miglioramento sismico di edifici di carattere strategico, infrastrutture, edifici scolastici e edifici privati.
Le ordinanze che annualmente ripartiscono i fondi individuano puntualmente anche la procedura da seguire per individuare i progetti da finanziare e i controlli da effettuare in fieri. Sono dunque le Regioni che individuano la somma da destinare ai contributi per gli interventi strutturali su edifici privati. Per quanto riguarda poi il monitoraggio degli interventi finanziati, sono i Comuni interessati che debbono trasmettere alle regioni le proposte di priorità per interventi su edifici pubblici e su edifici privati ricadenti all’interno del loro territorio. Spetta infine alle regioni comunicare al Dipartimento della protezione civile i resoconti annuali delle attività svolte.