Bombe carta, saluti fascisti, scontri con la polizia, aeroporti bloccati e minacce ai colleghi: la manifestazione dei tassisti ha raggiunto un livello inaccettabile. Uber è il nemico numero uno, piazza Montecitorio è bloccata da stamattina, poche ore fa un gruppo di manifestanti si è riunito davanti la sede del Partito Democratico cantando l’inno di Mameli e facendo il saluto romano. Si segnalano anche ronde di controllo contro i “crumiri” che decidono di continuare a lavorare. Una contestazione assurda che vorrebbe imporre l’idea della “lotta della legalità contro l’abusivismo” ma che in realtà è una protesta illegale durante la quale sono state violate tutte le norme sullo sciopero e la garanzia del servizio pubblico.
L’obbiettivo è bloccare l’emendamento Lanzilotta contenuto nel Milleproroghe, il quale, secondo i tassisti, favorisce Uber e l’NCC e “depenna 7 anni di trattative tra le categorie e la politica, liberalizzando in maniera selvaggia il servizio di Noleggio con conducente”.
Roma è bloccata da quasi sei giorni di manifestazioni a cui nelle ultime ore si è aggiunta la sindaca Virginia Raggi: “è con noi, a’ Raggi, dice no all’emendamento. Questa resterà in Campidoglio per i prossimi 15 ani”; la Raggi spera di cavalcare il consenso, esattamente come fece e continua a fare il suo predecessore Alemanno.
“Non ce ne annamo fin quando non avrete cambiato questo cazzo di decreto. A loro gli interessano solo i vitalizi. Il problema in Italia è diventato lavorà” urlano dalla piazza. Roma è ostaggio di un gruppo organizzato di manifestanti che utilizza modi che sfiorano l’intimidazione e il metodo fascista. Da diritto, lo sciopero è stato trasformato in ricatto in mano a minoranze chiassose e violente che possiedono il monopolio del settore e non sono disposte ad aprirsi alla concorrenza.
La protesta dei tassisti è il simbolo dell’immobilismo del paese. Un Paese iper-conservatore, sempre più ostile al cambiamento, e, soprattutto, tagliato definitivamente fuori dalla competizione globale. In queste ore si sta verificando un incontro tra il Ministro Delrio e una rappresentanza di manifestanti che pare una resa da parte dello Stato.
Uber esiste in tutti i paesi moderni, non è possible impedire a una multinazionale di lavorare in Italia in rispetto delle leggi della concorrenza. Le responsabilità politiche di questo blocco non sono solo quelle di non aver saputo comprendere le necessità del mercato del lavoro e di adattarsi, ma anche di non saper cogliere le rimostranze dei lavoratori e mediare con essi. Le licenze dei taxi hanno costi molto alti e chi ne ha acquisita una ha speso grandi cifre, nel tentativo di recuperare l’investimento tramite il proprio lavoro.
Lo Stato deve intervenire in maniera decisa, senza rinviare tramite emendamenti o proroghe. La soluzione potrebbe essere semplice e allo stesso tempo forte: liberalizzare le licenze e comprare al prezzo di mercato quelle di coloro che decidano di venderle, lasciandogli la scelta se rimanere nel mercato o incassare una liquidazione da investire in altra maniera.