Scoppia il caso Consip, la “centrale acquisti” della pubblica amministrazione italiana che per legge dovrebbe operare nell’esclusivo interesse dello Stato. Il suo azionista unico è infatti il Ministero dell’economia e delle finanze (MEF). Molte le personalità politiche esposte in queste ore sul caso, alcuni parlano di ennesima riapertura della “questione morale” nel Paese.
«Chiediamo al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni di riferire in aula sulla vicenda Consip» che coinvolge «esponenti del governo e strutture dello Stato». Lo ha chiesto Sinistra italiana nel corso di una conferenza stampa alla Camera a cui erano presenti il segretario di Si Nicola Fratoianni, il capogruppo Giulio Marcon e il deputato Giovanni Paglia.
Fratoianni puntualizza: «Non entriamo nel merito dell’inchiesta, siamo garantisti e abbiamo fiducia nella magistratura che deve fare il suo lavoro». Ma è giusto che il premier «affronti nel confronto parlamentare tutti i profili di opportunità che la vicenda Consip produce».
«Bisogna introdurre un elemento di separazione – sottolineano in conferenza stampa a Montecitorio Giovanni Paglia e Giulio Marcon – è una sfida che nelle prossime ore lanceremo alle istituzioni».
«E’ una proposta semplicissima – rimarca il segretario nazionale Nicola Fratoianni – che va ad incidere su un tema di estrema rilevanza, ovvero su come si affronta la corruzione e l’aspetto malato tra affari e politica. E’ arrivato il momento di intervenire. Lancio un appello a Pd e M5S ad appoggiare questo testo, possiamo approvarlo in pochi giorni per tutelare l’onorabilità della politica in un momento in cui è vittima di enorme discredito».
Paglia, nel corso della conferenza stampa, punta il dito anche contro l’intero sistema Consip «con le centrali di appalto concentrate, per cui i lotti sono da 2, 7 mld di euro. Vuol dire che alle gare possono partecipare in pochissimi e gli spazi che si generano sono ampissimi per la corruzione. Con un sistema più plurale e incentrato sul territorio il controllo sarebbe più serrato».
Il testo della proposta avanzata da Sinistra Italiana prevede il divieto “del finanziamento diretto o indiretto da parte di persone fisiche o giuridiche che abbiano in essere concessioni dello Stato, delle regioni e degli enti locali, di enti pubblici o di società a partecipazione pubblica diretta o indiretta a partiti e movimenti politici, a chi ricopra, o abbia ricoperto nei dieci anni precedenti, cariche elettive o di nomina politica in comuni province o regioni, o a chi sia membro dl Governo, o lo sia stato nei precedenti dieci anni, a fondazioni o altri enti collegati”.
Tra i coinvolti nel caso i nomi di uomini noti come Luca Lotti, Italo Bocchino, Tiziano Renzi e Alfredo Romeo. In queste Sinistra italiana sta diffondendo un volantino che recita: “Abbiamo un piano, nessun appalto a chi finanzia la politica“
