Il Presidente del Consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni, ha reso comunicazioni in vista della riunione del Consiglio europeo straordinario del 29 aprile 2017 che adotterà gli orientamenti per i negoziati sulla Brexit. “Coloro che temevano o speravano che Brexit sarebbe stata una miccia per l’implosione dell’Unione europea si sono sbagliati. Le cose non sono andate così”.
Il premier, Paolo Gentiloni, sottolinea che invece la vittoria del ‘leave’ “è stata in un certo senso un riflettore acceso su uno dei momenti di maggiore difficoltà e crisi della storia dell’Ue” ma “c’è una maggioranza di cittadini europei che continua a ritenere il progetto dell’Unione vitale e strategico, che ritiene che su quella strada sia utile e giusto continuare a investire“. Una situazione che si riflette nel fatto che “le forze che ritengono che ai problemi si risponda uscendo nell’Unione Europea sono in minoranza”.
Sabato, spiega il premier, verrà approvato un documento “con le linee guida per il negoziato con il Regno Unito e daremo un mandato a una delegazione guidata da Michel Barnier, ex ministro francese. Il negoziato entrerà nel vivo nelle prossime settimane, non prima delle elezioni britanniche” dell’8 giugno. E avvisa: “Ci muoviamo nei negoziati su Brexit con alcuni principi ispiratori: noi siamo e restiamo amici e alleati del Regno Unito”, tanto più che “non possiamo pensare al negoziato con Londra come una sorta di vendetta, di punizione”. Due le fasi della trattativa: una sulle regole del recesso e una in cui si definisce il quadro nuovo dei rapporti tra Regno Unito ed Ue. “Tra queste due fasi si possono definire accordi limitati e di durata ben definita su singole questioni che difficilmente possono restare appese per due anni o anche più”.
Ma il futuro dei rapporti tra Uk e Ue “non potrà essere caratterizzato da un mercato unico ‘à la carte’ – avvisa -. Non si può prendere solo la parte finanziaria e chiudere sulla libera circolazione delle persone. I rapporti andranno ridefiniti”. E sottolinea la necessità che “al centro di questo negoziato ci sia il destino dei cittadini di molti paesi che attualmente risiedono nel Regno Unito. Si tratta di circa 3 milioni di cittadini europei, all’incirca il 15 percento sono italiani, e noi abbiamo il dovere e il diritto di pretendere certezze e condizioni basate su un principio di reciprocità con i circa 900mila britannici che risiedono nell’Unione”.L’Italia, dice Gentiloni, non è tra i Paesi più colpiti dalla Brexit.
E anzi, il premier ha ribadito la corsa di Milano per ospitare la sede dell’Agenzia europea del Farmaco, “sappiamo che ci sono una ventina di paesi candidati, ce la possiamo giocare, abbiamo le carte in regola”.”Sono convinto che il modo migliore per tutelare gli interessi italiani sia quello di svolgere un ruolo di protagonisti nella decisione del destino comune. Ed è quello che il governo farà a partire da sabato e mi auguro con il sostegno del parlamento”, promette il premier. Futuro che può partire discussione “di questo principio introdotto nella dichiarazione di Roma dei diversi livelli di integrazione: sono convinto che il primo dossier su cui faremo passi avanti sarà quello della difesa comune”.
E poi: “Abbiamo strada da fare davanti a noi ed è fondamentale che in questa strada l’Ue abbia politiche di sostegno alla ripresa economica e la Bce prosegua nelle sue politiche di stimolo all’economia europea. E’ fondamentale anche che la discussione aperta sui criteri dell’aggiustamento strutturale dei nostri bilanci vada nella direzione giusta. Avere una dinamica diversa da quella stabilita in regole fissate diverse anni fa è comune interesse di molti paesi ed è compito del governo italiano che questo interesse possa esprimersi. Non è un’esigenza solo italiana ma è importante per i nostri conti pubblici”.
Approvate nei due rami del Parlamento due risoluzioni di maggioranza: tra gli impegni, quello di escludere “stipule di accordi bilaterali di singoli o di specifiche intese prima della conclusione del recesso del Regno Unito dalla Ue”.