“Se l’onorevole Bernini rinuncia a fare ricorso in appello gli faccio una proposta: anziché 75 mila euro me ne dia 45 e dica pubblicamente chi lo ha costretto a licenziarmi”. Così Lorenzo Andraghetti, ex collaboratore parlamentare del deputato Bernini in conferenza stampa alla Camera, dopo la sentenza del tribunale di Roma che lo ha visto vincitore della causa per ingiusto licenziamento con un indennizzo di 75.000, ottenendo le retribuzioni spettanti dal 2015 fino a fine legislatura. Una sentenza che l’Associazione Italiana Collaboratori Parlamentari (Aicp) definisce “storica” perché riconosce per la prima volta il rapporto di lavoro subordinato ai collaboratori parlamentari, dopo anni di battaglie, e incontri infruttiferi con gli Uffici di Presidenza del Parlamento.
Ad oggi sono numerose le proposte di legge presentate dai diversi schieramenti e insabbiate nel disinteresse generale, per non parlare degli accordi sottobanco che i parlamentari trovano con i collaboratori licenziati, forti della loro posizione e di un contratto assolutamente sbilanciato dalla parte dei datori di lavoro. In conferenza stampa il vicepresidente di AICP, Lorenzo Carrozza, precisa che per risolvere il problema la “gestione amministrativa e finanziaria deve andare in capo alla Camera”, così come accade in Europa, “destinando una voce ad hoc del bilancio di Montecitorio”, chiedendo quindi regole chiare e trasparenti e contratti in linea con quelli dei loro colleghi di altri paesi dell’Unione europea.
La vicenda di Andraghetti nasce per una sorta di veto sulla sua persona che è stato espresso da Roberta Lombardi, esponente del Movimento 5 Stelle, come mostrato oggi su un articolo di La Repubblica Bologna che riporta la foto della chat in cui la pentastellata chiede esplicitamente il licenziamento di Andraghetti. “Una vicenda amara perché nasce all’interno di un movimento nato per portare in politica la trasparenza” dichiara l’ex collaboratore.
“Le difficoltà che questi lavoratori incontrano nel regolarizzare i contratti e nel rapporto con le Istituzioni – osserva il deputato Cristian Iannuzzi (Misto), che ha presentato una nuova proposta di legge in merito – non dovrebbero presentarsi nella casa della Democrazia. E’ davvero necessario che tutte le forze politiche si mettano insieme e risolvano questo problema”.