I circa 9 miliardi dello “sconto” richiesto alla Ue dal Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan rappresenterebbero un bel sospiro di sollievo per la nostra economia. Questo perché nella manovra d’autunno il Governo punterebbe a scongiurare l’aumento dell’Iva, la cui aliquota ordinaria dal 1 gennaio prossimo salirà dal 22 al 25%.
L’Iva agevolata passerà invece dal 10 all’11,5% e in più aumenterebbero le accise che ora gravano su benzina e tabacchi. Con le risorse a disposizione, si eviterebbe che scattino le clausole di salvaguardia, le quali introducono un aumento dell’Iva automatico nel caso in cui non vi siano le risorse necessarie per le spese.
Un aumento dell’Iva di queste proporzioni avrebbe un effetto deprimente sull’economia, perché aumenterebbe il peso del costo della vita con conseguenze principalmente sui consumi e quindi sul Pil e sull’occupazione. Basti pensare che l’aliquota ordinaria dell’Iva – ora al 22% e destinata ad aumentare di 3 punti percentuali – si paga sui beni e servizi di consumo quotidiano: dai voli aerei al parrucchiere, dagli elettrodomestici alla biancheria, alle comunicazioni (telefoni, abbonamenti etc.). Secondo alcune stime (le ultime fatte dalla Cgia di Mestre), si tratterebbe di circa una spesa maggiore di oltre 100 euro a famiglia l’anno, e colpirebbe comunque maggiormente i percettori di basso reddito e i nuclei numerosi.