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Legge elettorale è caos, salta l'accordo. Possibile voto col Consultellum a settembre.

Franchi tiratori sabotano il Tedeschellum. Richetti (PD) “Parlamento non è più in grado di operare”, Fiano (PD) “La legge elettorale è morta”. Toninelli (M5S): “Il Pd si sbriciola sul voto segreto”

Crolla il patto a quattro tra Pd, M5s, Forza Italia e Lega sulla legge elettorale: passano in aula alla Camera per 14 voti due emendamenti identici di Riccardo Fraccaro (M5s) e Michela Biancofiore (Fi), due emendamenti riguardanti la circoscrizione Trentino Alto Agide/Sudtirol che avevano il parere contrario della Commissione. Passano con il voto favorevole dei pentastellati, dichiarato davanti all’assemblea, e grazie all’azione di 59 franchi tiratori.

La legge elettorale è morta e l’hanno uccisa i 5 Stelle“, dichiara il relatore Emanuele Fiano (Pd). In realtà, alla larghissima maggioranza dell’accordo sul sistema italo-tedesco che oggi in aula poteva contare su 397 deputati (46 di Fi, 18 Lega, 246 Pd, 82 M5s e 5 delle minoranze linguistiche), non sono mancati soltanto i voti dei 5 stelle – previsti anche perché firmatari della proposta di modifica ‘incriminata’ – ma anche quelli di altri gruppi: tolti gli 82 pentastellati presenti alla votazione, i no all’emendamento sarebbero dovuti essere 315. Si sono fermati a 256, contro 270 sì. La votazione viene accompagnata da un boato e il capogruppo del Pd Ettore Rosato va su tutte le furie: “Oggi il movimento 5 stelle ha dimostrato cosa vale la loro parola: non vale nulla“, dice intervenendo in aula e chiedendo “di sospendere la seduta e verificare se ci sono le condizioni per proseguire con la legge elettorale o se questa debba essere rimandata in commissione”.

Mentre il Pd punta il dito contro M5s, questi replicano di guardare ai franchi tiratori in casa propria. “Il Pd si sbriciola sul voto segreto”, dice Danilo Toninelli. In seguito al caos scatenato dal dal tabellone che ha reso palesi i voti segreti il tabellone, l’aula della Camera ha approvato, con 187 voti di differenza, la proposta di rinvio in commissione del testo sulla legge elettorale.

Per fugare ogni dubbio dai “franchi tiratori”, il responsabile comunicazione del M5S Rocco Casalino aveva dato un’indicazione precisa: “Dovete votare con un dito solo, non infilare tutta la mano nella fessura dove si trovano i tre pulsanti del sì-no-astenuto, in modo che si capisca da che parte votate e dopo aver cliccato togliere subito la mano. Se possibile, filmatevi” rivolto ad alcuni deputati in cortile alla Camera prima dell’inizio dell’aula. “Bisogna fugare ogni dubbio, dare un segnale al Pd che i franchi tiratori non sono nel gruppo M5S.”

“Il ritorno in Commissione della legge elettorale, a questo punto, è l’unica via possibile. Dopo il tentativo fallito, si può approvare un nuovo sistema di voto anche con una maggioranza più responsabile. Credo che nel Parlamento i numeri ci siano” il senatore di Forza Italia Altero Matteoli.

Il Pd deciderà la settimana prossima la linea da tenere dopo lo stop alla legge elettorale, ma l’idea che sta prendendo corpo, secondo quanto si apprende, è che l’unica soluzione possibile sarebbe quella di un decreto per armonizzare le norme uscite dalle sentenze della Corte Costituzionale per andare a votare il 24 settembre. La segreteria Dem è riunita al Nazareno per analizzare la situazione. “Da domani chiudiamo la partite delle amministrative e la prossima settimana decideremo cosa fare”, ha detto il portavoce Matto Richetti, lasciando il Nazareno per andare alla Camera a votare. Ma l’orientamento che starebbe emergendo sarebbe quello di tornare al piano B, che era già stato ipotizzato nelle scorse settimane. “L’accordo sulla legge elettorale è venuto meno – spiega un parlamentare Pd molto vicino al segretario – e a questo punto non si vedono altre possibilità di poter fare una legge. Penso che l’unica cosa da fare sia prendere atto che questo Parlamento non è più in grado di operare“. Il Pd, spiega il deputato, ipotizza quindi la possibilità di un decreto per arrivare a una armonizzazione “tecnica” delle norme elettorali emerse dalle sentenze della Corte Costituzionale, andando al voto con il cosiddetto Consultellum il 24 settembre, in contemporanea con le elezioni tedesche.

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