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Approvata alla Camera riforma giustizia penale e ordinamento penitenziario.

La riforma, passata con fiducia alla Camera come al Senato, prende in esame numerose misure che intervengono sia sull’ordinamento penale che su quello penitenziario e che modificano in maniera sostanziale la disciplina della prescrizione, conferendo inoltre al Governo deleghe per la riforma della disciplina delle intercettazioni.

In linee generali, la riforma contempla pene più severe per il reato di scambio elettorale politico-mafioso, di estorsione, e per reati come scippo, rapina e furto in casa. Garantisce di fatto le vittime, che potranno opporsi alla richiesta di archiviazione e chiedere la continuazione delle indagini.

Come era prevedibile le tensioni in Aula non sono mancate e non si sono fatte attendere le contestazioni politiche su ben altre misure: il prolungamento della prescrizione dei reati ad esempio, che stiracchia fino a 18 mesi la durata dei processi, è uno dei tasti dolenti della riforma, perché non solo non risolve le insufficienze dei tribunali ma “spinge verso un processo ‘perpetuo’”, come fa notare il Ministro per gli Affari regionali Enrico Costa, che esprime il suo voto contrario al provvedimento e non manca di sottolineare come le inefficienze del sistema, le carenze organizzative e i ritardi non faranno altro che gravare sui cittadini.

Per senso di responsabilità nei confronti del Paese, Alternativa Popolare vota comunque a favore perché, come rimarca l’On. Ferdinando Adornato in dichiarazione di voto, “Noi appoggiamo il governo Gentiloni, vogliamo che arrivi a fine legislatura, siamo contro le fibrillazioni che fanno danno al Paese. Ci assumiamo il compito di sminatori”. I pentastellati invece, con tutta l’indignazione che la situazione richiede loro, votano contro, passando dall’epiteto “scempio” a  “porcata”, probabilmente perché più confacente alla legge elettorale che erano disposti ad appoggiare non più di sette giorni fa. Ma questa è un’altra storia. Mdp si astiene ma vota la fiducia. La Lega invece non ci pensa nemmeno: non c’è certezza della pena. A Forza Italia le prescrizioni non vanno giù, e vota contro.

Fratelli d’Italia, poi, non tollera proprio questa ”ennesima questione di fiducia su un provvedimento a tratti incostituzionale e che avrebbe dovuto essere discusso emendamento per emendamento, anche considerato che le proposte migliorative erano circa un centinaio” dice Walter Rizzetto, ma soprattutto “Male su prescrizione ed ancora più grave il bavaglio alla stampa che, con questo passaggio, di fatto diventa legge”, facendo un chiaro riferimento alla disciplina delle intercettazioni, di cui il provvedimento dà delega al Governo. E anche se le indicazioni sembrano destreggiarsi bene tra riservatezza delle comunicazioni e diritto di informazione,  daranno vita ad una legge delega che, per sua stessa natura, non ammetterà ulteriori “intromissioni” da parte del Parlamento, dal quale potrà recepire al massimo i pareri, non necessariamente vincolanti.

Gentiloni dunque ha la fiducia, ma la riforma rivela tratti non troppo definiti. È il caso di alcune disposizioni di delega che fanno riferimento alle clausole legate ai disturbi della personalità o all’accesso ai servizi del casellario centrale da parte delle pubbliche amministrazioni, che andrebbero maggiormente specificate.

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