È trascorso un mese da quando, a fine maggio, la Commissione Affari Costituzionali ha approvato il testo di legge sui vitalizi dei parlamentari. Molto più tempo è trascorso, invece, dal momento della sua presentazione: due anni. Era infatti il 9 luglio del 2015 quando il deputato del Pd, Matteo Richetti presentava il testo della legge, proponendo una nuova disciplina dei trattamenti pensionistici dei membri del Parlamento e dei consiglieri regionali, in particolare prevedendo il ricalcolo per tutti con il sistema contributivo, sommando il montante contributivo versato con i coefficienti della legge Fornero, così come per tutti i lavoratori.
Ad oggi, tuttavia, il testo anziché essere discusso in aula, resta bloccato ancora a Montecitorio. Da un lato, infatti, diversi deputati del Pd in Commissione Bilancio si sono detti poco convinti circa la costituzione di un fondo dove la Camera dovrà versare i contributi necessari a pagare le pensioni secondo il metodo indicato dal Ddl Richetti, un pensiero che sembra trovare condivisione da altri gruppi sia di maggioranza che di opposizione. Dall’altro lato, un ostacolo procedurale è rappresentato, al momento, dalla necessità di attendere prima la relazione tecnica – richiesta dalla V Commissione Bilancio, tesoro e programmazione alla Ragioneria dello Stato – sulla fattibilità economica delle nuove previsioni, parere necessario – come previsto per tutti i provvedimenti che giungono in Aula – anche se l’esame del testo è stato ultimato dalla commissione interessata. Senza tale relazione, infatti, la V Commissione, presieduta da Francesco Boccia del Pd, non può esprimere il suo parere obbligatorio, indispensabile prima dell’approdo del testo in aula.
Come anticipato, vi è da capire come gestire i contributi previdenziali. Il problema è stato evidenziato nei giorni scorsi da Enrico Morando Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, il quale ha precisato che – trattandosi di materia previdenziale – la predisposizione della relazione tecnica compete, in primo luogo, al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, sulla base di una istruttoria che deve essere effettuata dall’INPS. Pertanto, la Ragioneria generale dello Stato potrà trasmettere la relazione tecnica – facendo dunque luce su eventuali coperture di spesa e risparmi – solo in un secondo momento, ossia dopo il completamento della predisposizione della relazione tecnica da parte delle amministrazioni interessate. Sorge la necessità, infatti, di individuare, nel bilancio della Camera e del Senato, la quota di contributi previdenziali a carico del datore di lavoro: la legge Richetti dispone di trasferire alla nuova gestione separata da costituire presso l’Inps. Tuttavia, per il Vice Ministro Morando: “in assenza della determinazione della misura di detti contributi, è materialmente impossibile il loro trasferimento alla gestione separata”.
È bene comunque ricordare che i vitalizi sono già stati aboliti nel 2012 ma soltanto per i nuovi eletti, in quanto i parlamentari che hanno terminato il proprio mandato prima di quella data, hanno continuato a percepire gli assegni, mentre per coloro che hanno svolto un mandato prima del 2012 e sono stati poi rieletti, si applica un sistema basato in parte sulla quota di assegni vitalizi maturata al 31 dicembre 2011 e in parte sulla quota calcolata con il nuovo sistema contributivo. Inoltre, il sistema dei vitalizi in vigore prima del 2012, si basava sul calcolo retributivo, quantificato su una percentuale dello stipendio dei parlamentari. Passare dal sistema retributivo al contributivo, come appunto prevede la legge Richetti, significa conformarsi alla legge n. 335 del 1995, considerando pertanto i parlamentari come lavoratori dipendenti e trasferendo le relative competenze proprio all’Inps, per cui una quota per la pensione la versa il lavoratore e una parte il datore di lavoro.
Intanto, nella giornata di ieri, il presidente dell’Inps Tito Boeri, intervenuto alla commissione Affari costituzionali della Camera in merito alla proposta di legge Richetti, ha manifestato stupore: “Mi chiedo – ha dichiarato Boeri – in che misura si possa chiedere una relazione tecnica su un provvedimento che riduce la spesa, e non la aumenta. Voglio confermarvi che l’Inps è pronto a formulare stime e relazioni tecniche nel momento in cui il Parlamento deciderà di trasmetterci i dati dei contributi dei parlamentari. Siamo prontissimi a farvi queste relazioni in pochissimo tempo se serve a fare avanzare questa discussione”.
In attesa, dunque, che si superi l’attuale impasse, i tempi per la discussione del testo di legge sembrano ad oggi incerti, nonostante la conferenza dei capigruppo della Camera abbia deciso che la pdl Richetti approderà in Aula martedì 11 luglio. Se infatti la relazione del Tesoro non dovesse arrivare entro quella data, il tutto slitterà a dopo l’estate.
Rocco Orefice