Paolo Villaggio si è spento oggi a 84 anni in una clinica romana. Era ricoverato da tempo a causa del diabete ed altre patologie che lo hanno segnato inesorabilmente. In molti lo ricordano come attore, comico, sceneggiatore e scrittore. In pochi come politico.
Si, perchè il padre di Fantozzi è stato iscritto al Partito Comunista Italiano e a Democrazia Proletaria, nelle cui liste è stato candidato alle elezioni nazionali del 1987. Successivamente si candidò alle politiche del 1994 con la Lista Marco Pannella, nel collegio uninominale di Genova – San Fruttuoso. Il 18 gennaio 2013 ha annunciato il suo voto a favore del Movimento 5 Stelle, in vista delle imminenti elezioni politiche, motivando il fatto che il suo amico Beppe Grillo fosse l’unico a rappresentare un cambiamento vero per una classe politica che pensa solo al presente.
Anche se popolare, non riuscì mai a farsi eleggere.
Villaggio poteva vantare anche diverse collaborazioni giornalistiche. Inizia a collaborare con i giornali dal 1968, scrivendo per L’Europeo, ne segue un contributo a Paese Sera, su cui scrive, per cinque anni, gli editoriali, nel periodo in cui è direttore Giorgio Cingoli. Collabora poi con L’Unità per altri cinque anni, durante la direzione di Walter Veltroni. Dal 2004 al 2005 scrive per L’Indipendente diretto da Guerri. A cominciare dal 28 giugno 2009, riprende la collaborazione con L’Unità, svolgendo il ruolo di editorialista nelle vesti di un Fantozzi di propensione leghista.
“Come vorrebbe essere ricordato?” gli chiesero una volta. “Con un funerale a San Pietro“. Villaggio lo diceva spesso scherzando: “se devo avere un funerale in chiesa, lo voglio a San Pietro”. L’attore genovese si è sempre dichiarato ateo e in un’intervista a Repubblica aveva affermato: “Lo penso davvero, il Papa è una persona troppo intelligente per crederci [in Dio]”.
Qui in “tribuna elettorale” durante la campagna delle elezioni politiche del 1987, nel tentativo di convincere gli italiani a votare Dp, formazione di estrema sinistra.
