“Basta abusi, regole subito. Si era detto mai più sfruttamento, cominciamo da Montecitorio”. Dopo il servizio delle Iene i collaboratori parlamentari hanno organizzato un flashmob in piazza Montecitorio per chiedere di essere regolarizzati dalla Camera. A spiegare le ragioni dei collaboratori è il vicepresidente dell’associazione Josè De Falco: “E’ una questione già nota che si ripropone a ogni approvazione del bilancio interno, ma siamo dovuti arrivare a una storia brutta come quella denunciata dal nostro collega alle Iene per poter avere attenzione.“
In sostanza i collaboratori (“non chiamateci portaborse” protestano) chiedono di poter instaurare il rapporto di lavoro con l’istituzione Camera piuttosto che col singolo parlamentare, situazione, quest’ultima, che ha favorito e sviluppato lavoro nero ed altre pratiche peggiori. “Aiutateci, partendo dagli ultimi, a regolamentare il lavoro in Parlamento. Nei prossimi giorni vi aggiorneremo – hanno dichiarato i partecipanti al flash mob – sui gruppi che aderiranno alla nostra richiesta, del tutto lecita“.
La sensazione è che si sia solo grattato lo strato più superficiale della questione. Il problema principale, dichiara un ex-collaboratore in maniera anonima, sono i contratti di lavoro:
“Gli abusi purtroppo sono sottaciuti dalle istituzioni. Non esiste una retribuzione minima e il rapporto fiduciario che regola la relazione lavorativa tra collaboratore e onorevole lascia, al deputato, la possibilità di licenziare senza fornire alcuna giustificazione. Siamo a tutti gli effetti dei lavoratori subordinati ma non abbiamo nessun tipo di garanzia; dal TFR alla possibilità di ricorrere al sussidio di disoccupazione. Io sono stato licenziato con soli 15 giorni di preavviso e senza buonuscita, mi sono ritrovato senza lavoro e senza stipendio in un tempo ristrettissimo.”
Facendo un calcolo approssimativo, ogni deputato si avvale di 2-3 collaboratori a testa. Parliamo di quasi di 3.000 persone e – secondo una stima degli stessi collaboratori – quasi tutti vivono una situazione di totale precarietà. Inoltre le retribuzioni medie si aggirano tra gli 800 e i 1200 euro mensili, mentre il rimborso spese destinato agli “assistenti” è di 3.600 euro per deputato alla Camera e 4.100 al Senato. Qualcuno lamenta di non aver mai ricevuto i contributi previdenziali che andrebbero versati dal proprio parlamentare, altri di avere subito mobbing o di svolgere il ruolo di accompagnatore del figlio a scuola o mansioni più adatte a una colf che a un professionista delle istituzioni. Il tutto “retribuito” dalla Camera.
Durante la manifestazione sono intervenuti il Presidente della Commissione lavoro, Cesare Damiano, e il deputato Pippo Civati. “Dall’inizio della legislatura discutiamo dello status dei collaboratori parlamentari e di come tutelarli, – dichiara la deputata Chiara Gribaudo – ma la questione è sempre stata rimandata e sottovalutata. I risultati sono gli scandali raccontati in questi giorni da Le Iene”.
Ieri una delegazione dei collaboratori parlamentari ha incontrato la presidente della Camera Laura Boldrini, che ha affermato: “Ho incaricato i deputati questori di fare una istruttoria sul caso specifico e di chiudere entro la legislatura anche questa riforma“.