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CULTURA

10 anni de Il Chiostro: dal pregiudizio a una logica di lobbying condiviso

di Rocco Orefice e Giuseppe Maraventano

“10 anni fa avevamo immaginato un sogno per scacciare un incubo. L’incubo era costituito dall’ostracismo, dall’ignoranza e dal pregiudizio contro la nostra professione. Il sogno era quello di liberarci di questa umiliante zavorra e di far funzionare meglio la nostra democrazia con il dialogo trasparente e corretto tra interessi e istituzioni”.

Si apre così la lettera del Presidente de Il Chiostro Giuseppe Mazzei (Guardando al futuro) in occasione della celebrazione dei 10 anni (2 ottobre 2007 – 2 ottobre 2017) dalla nascita dell’associazione impegnata per la trasparenza e la professionalità delle lobby. Nella giornata del 9 ottobre, l’anniversario ha assunto una veste istituzionale con il convegno “Lobbying e istituzioni, dalla diffidenza al dialogo”, tenutosi presso la Sala della Regina di Palazzo Montecitorio e che ha avuto come relatori la Vicepresidente della Camera dei Deputati Marina Sereni, il Presidente dell’Associazione Il Chiostro Giuseppe Mazzei, il Segretario Generale Angela Marchese, i Vicepresidenti Paolo Zanetto (Rapporti Internazionali USA) e Paolo Massarini (Rapporti con le Associazioni), il Professor Giovanni Guzzetta e l’On. Pino Pisicchio del gruppo Misto alla Camera.

10 anni fa abbiamo fondato questa associazione credendo di fare una cosa utile al nostro Paese – ha affermato Mazzei nel suo intervento introduttivo –. Non ci siamo pentiti, anzi andiamo avanti perché il lavoro svolto finora è servito a porre all’ordine del giorno dell’agenda delle istituzioni e delle aziende il tema del ragionevole rapporto tra interessi e istituzioni, e del regolare funzionamento delle decisioni pubbliche. Abbiamo sdoganato il dibattito sul lobbismo, grazie anche all’appoggio di molti parlamentari. La mancata regolamentazione dell’attività di lobbying – ha aggiunto il Presidente – è un elemento che frena anche lo sviluppo economico del Paese. Con una normativa chiara a tutti i livelli decisionali potremmo avere un miglioramento del PIL dell’1%. La strada è ancora lunga ma qualche risultato importante lo abbiamo ottenuto: la Camera ha fatto un passo avanti significativo con l’istituzione del registro”.

Ne è convinta anche la Vicepresidente della Camera Marina Sereni: “Anche se sulle lobby non c’è stato un esito organico, si è aperto tuttavia uno spiraglio, una finestra interessante. Un lavoro fondamentale è stato svolto dalla Giunta per il regolamento che, attraverso un protocollo sperimentale, ha consentito all’Ufficio di Presidenza di istituire il registro dei portatori di interessi particolari, battezzato poi agli inizi di marzo. Ad oggi si contano 182 soggetti registrati di cui 151 persone giuridiche, 31 persone fisiche e 131 tesserini ritirati. Naturalmente, il lavoro deve continuare per promuovere maggior trasparenza, poiché ritengo sia sbagliato intervenire sul tema delle lobby in modo repressivo. Dobbiamo invece far emergere la funzione dei portatori di interessi nei confronti del processo decisionale, il quale ha bisogno di una interlocuzione adeguata. C’è tuttavia il rischio di spettacolarizzare il rapporto tra lobby e politica, mentre lo scopo deve essere quello di normalizzare tale rapporto, giungendo ad un vero salto culturale. Nella prossima legislatura dobbiamo giungere ad una legge sulle lobby e dobbiamo farlo in modo trasversale, con l’impegno di tutte le forze politiche. C’è una sfida anche per le organizzazioni di interessi ed è la sfida della qualità, della reputazione e della preparazione”.

Gli sforzi per il raggiungimento di obiettivi concreti sono stati evidenziati anche dall’On. Pino Pisicchio: “Ho iniziato a presentare la proposta di legge sulla regolamentazione delle lobby nel 2001. Tuttavia, mi sono dovuto domandare il perché di questo pregiudizio nel mondo della politica. Vi è come una sorta di imbuto, poiché ogni volta che cerchiamo di proseguire nell’iter di approvazione di questa normativa, si arriva fino ad un certo punto e poi non si riesce ad entrare nella giusta dimensione del dialogo. Posso comunque affermare che nella prossima legislatura ci sarà almeno un quadro di riferimento, una base importante che siamo riusciti a costruire. Il tema non è più un tabù e la politica è chiamata a giungere ad una regolamentazione chiara ed organica”.

Ottimismo in tal senso è stato manifestato anche dal Professor Giovanni Guzzetta: “Vedo il bicchiere mezzo pieno, perché pur tentando da tempo di giungere ad una legge sulle lobby, non è vero che ci siamo mossi in ritardo. Secondo una ricerca dell’OCSE del 2013, dei 35 Paesi membri agli inizi degli anni 2000 solo 4 avevano la disciplina delle lobby, mentre oggi sono 1/3, e tra questi ci siamo anche noi. Ci vorrà ancora del tempo per far penetrare stabilmente questa logica nella cultura e in questo giocano un ruolo importante tutti i luoghi di dibattito intellettuale, a partire dalle Università”.

Dunque, la battaglia per la trasparenza dell’attività di lobbying è un percorso che deve essere condiviso con le altre realtà del settore. È il pensiero comune dei Vicepresidenti de Il Chiostro, Paolo Zanetto e Paolo Massarini. “Quanto deciso dalla Camera in questa legislatura e parzialmente da alcuni Ministeri – ha affermato Paolo Zanetto – è un segnale culturale importante che merita di essere reso sistemico attraverso una legge e modelli condivisi. Quando l’allora presidente del Consiglio Enrico Letta iniziò il percorso che portò all’attuale legge sul finanziamento alla politica, disse che quella norma sarebbe stata uno dei due pilastri di un’architettura più complessa, di cui l’altro è la legge sulle lobby che entrò in Consiglio dei ministri e purtroppo mai ne uscì. Tale legge non è ancora realtà e credo che questa sia una delle grandi sfide immediate in vista della prossima campagna elettorale che tutti noi abbiamo davanti, una sfida urgente per noi lobbisti e per la politica”. “La trasparenza – ha aggiunto Paolo Massarini – è una scelta obbligatoria di natura etica perché siamo tutti connessi: aziende, professionisti e politica. Il ruolo de Il Chiostro deve essere quello di andare avanti nel dialogo continuo, come avviene in Francia dove si riescono a realizzare progetti con il consenso di tutti i portatori di interesse. Il Chiostro deve farsi promotore di una logica del lobbying condiviso, ponendosi come cerniera e parte terza qualificata fra interessi diffusi e decision makers”.

Il convegno si è concluso con l’intervento del Segretario Generale de Il Chiostro Angela Marchese: “In questi dieci anni abbiamo sempre voluto utilizzare il significato positivo di lobby. Condivido il pensiero della Vicepresidente Sereni, ci attende la sfida della qualità. Oggi sono presenti diversi giovani che si stanno formando con un master per avvicinarsi alla nostra professione. Dobbiamo perseguire, pertanto, alti livelli di qualità perché la reputazione è fondamentale nella nostra professione. L’aggiornamento professionale continuo è uno dei valori in cui abbiamo sempre creduto, è un elemento che consentirà sempre una migliore interlocuzione. Il dialogo, infatti, non può essere inteso come parti contrapposte che si ritengono una migliore dell’altra. Solo con occhi leali verso l’altro possiamo migliorare notevolmente la qualità del nostro lavoro e la percezione che le persone hanno delle istituzioni”.

In conclusione, siamo convinti che la professione del lobbista sia necessaria per garantire la partecipazione della società civile ai processi decisionali e la regolamentazione del settore dovrebbe essere inserita nei programmi elettorali di tutti i partiti.

Ma, intanto, l’esame della prossima Legge di Bilancio potrebbe rappresentare una reale opportunità di confronto tra portatori di interesse e Parlamento.

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