Il Governo pone la fiducia sulla legge elettorale anche al Senato. La maggioranza vuole blindare definitivamente il testo anche a Palazzo Madama, dove gli equilibri sono più incerti e il voto potrebbe riservare sorprese. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, intervenendo nell’aula del Senato, ha posto a nome del governo la questione di fiducia su 5 dei 6 articoli del Rosatellum bis, già approvato alla Camera. Il voto finale è previsto per giovedì mattina intorno alle 12.
Non mancano le contestazioni, in testa il M5S ma anche da parte degli esponenti di Articolo 1 – MdP, che in questi giorni provano a ricucire lo strappo col segretario PD Matteo Renzi in vista delle elezioni politiche di primavera.
“Vergogna vergogna” ha intonato in coro Sinistra italiana mostrando in Aula, i cartelli con cui oggi pomeriggio ha manifestato davanti a Palazzo Madama. “L’eventuale fiducia sulla legge elettorale non sarà l’ultimo voto di questa legislatura ma il primo della prossima – dichiara Roberto Speranza di MdP -. Vorrà dire che avremo le larghe intese tra Forza Italia e Pd. Io chiedo al Pd di fermarsi prima che sia troppo tardi. Noi con la destra non ci andiamo. Proveremo a costruire un campo di forze più largo possibile, sulla base di contenuti e politiche alternative a quelle renziane, dal Jobs Act alla Buona scuola“.
Ma non solo l’opposizione, anche dai senatori del Partito Democratico le critiche sono dure. I senatori del Pd Vannino Chiti, Claudio Micheloni, Luigi Manconi, Walter Tocci e Massimo Mucchetti non parteciperanno al voto. Lo hanno annunciato ai giornalisti al Senato mentre in aula era in corso il dibattito sulle questioni pregiudiziali presentate al Rosatellum. “Ci sono altri senatori dei 4 del Pd eletti all’estero che faranno lo stesso ma non dico i nomi perché lo annunceranno in aula“, ha spiegato Micheloni, eletto all’estero nella circoscrizione Europa.
Loredana De Petris, presidente dei senatori del Misto ed esponente di Sinistra Italiana, in segno di protesta, si è seduta sullo scranno della presidenza per protestare contro la scelta di non darle la parola dopo l’annuncio della fiducia da parte del ministro Finocchiaro.