Ore 14, ultima domenica prima del voto in Sicilia del 5 novembre. Va in onda ‘In mezz’ora in più‘ condotto da Lucia Annunziata. La giornalista più pagata d’Italia propone un confronto televisivo tra i cinque candidati a Governatore: Roberto La Rosa (indipendentisti Siciliani liberi), Nello Musumeci (centrodestra), Giancarlo Cancelleri (M5s), Claudio Fava (sinistra) e Fabrizio Micari (centrosinistra). Il futuro della mia regione dipende da questa votazione, accendo la tv e alzo il volume.
Il dibattito è tutto sulle “liste pulite” e su chi sia più “impresentabile” dell’altro. In particolare sotto accusa sono le liste del candidato di centrodestra a cui è stato chiesto conto della contraddittorietà tra l’essere uno stimato esponente antimafia e avere impresentabili a suo sostegno. “Sono stato il primo – afferma Musumeci – a porre il problema delle liste pulite. Bisogna modificare la legge sulla candidabilità, non è detto che chi non abbia problemi penali sia presentabile.“
Ribatte Fava: “Non dovevi candidarli, dovevi dire o io o lui“. Attacca anche da Cancelleri: “Musumeci fa come Ponzio Pilato, se ne lava le mani. Ha perso credibilità, ha infangato la sua stessa storia“. E poi Micari: “Musumeci nel suo tentativo di candidarsi ha accettato delle liste di impresentabili, situazione che lascia molto perplessi“. Musumeci si difende, tristissimo, affermando di aver appreso di certe liste “leggendole sui giornali” come tutti gli altri.
“Io non vengo attaccato personalmente, viene attaccato il contorno, quindi ho moralmente già vinto. I candidati impresentabili non vanno votati, la garanzia sono io con la mia storia” dice Musumeci, che ha tra le sue liste una serie di candidati con condanne definitive per reati vari e personaggi discutibili. Tra questi gli ex sostenitori di Cuffaro e Lombardo, i precedenti governatori siciliani, condannati entrambi per concorso esterno in associazione mafiosa.
Sì, in Sicilia ci sono stati ben due governatori che hanno ricevuto una condanna per mafia, entrambi del centrodestra, oggi ufficialmente non in corsa ma con numerosi referenti politici candidati, quasi tutti a sostegno di Musumeci.
In particolare, ha fatto scalpore la candidatura di Luigi Genovese, ventunenne della lista di Forza Italia, figlio di Francantonio Genovese, ex deputato Forza-Italia-poi-Pd-poi-ancora-Forza-Italia, condannato a 11 anni in primo grado nel processo sui Corsi d’oro della formazione professionale. Luigi, studente della LUISS a Roma, è il rampollo della famiglia Genovese (il nonno Luigi senior fu sei volte senatore e lo zio Nino Gullotti più volte ministro). Ci si chiede, a ragione, se la sua faccia fresca e pulita non sia in realtà lo specchio di quella del padre, in cerca di un’altra pedina nello scacchiere politico siciliano. L’elezione del figlio, presentato alla stampa a Messina in pompa magna dai big della politica italiana e regionale, darebbe il segnale definitivo che lui, Francantonio, nelle provincia dello Stretto è il padrone assoluto.
“La nostra lista è pulita – tuona il candidato del M5S -. Le liste del centrodestra sono affollate di candidati impresentabili.” dice Giancarlo Cancelleri, che ha fatto eleggere la sorella, Azzurra, alle elezioni politiche del 2013 a Montecitorio con ben 63 voti sul blog di Grillo. A proposito di liste pulite, di famiglie e di onestà.
Delle candidature di Claudio Fava, spesso dai risultati disastrosi per la sinistra siciliana tra europee, comunali, regionali e nazionali, abbiamo perso il conto. Dalla Annunziata Fava combatte, è il più in forma del quintetto: “Abbiamo delegato la legalità e la taratura morale della politica ai tribunali: se assolvono quel candidato va bene. Tu dovevi pretendere liste pulite sennò non ti candidavi“. Fava è persona di rinomata trasparenza e intelligenza ma cinque anni fa si candidò governatore è fu costretto a rinunciare non avendo effettuato il cambio di residenza entro il termine di 45 giorni prima delle elezioni richiesto dalla legge regionale siciliana. In Sicilia non abbonda l’onestà ma neanche la competenza.
“La sinistra spaccata può essere più un punto a favore per la destra che un punto debole per la sinistra” è l’unica frase che riesco a ricordare di Fabrizio Micari, rettore dell’università di Palermo sacrificato da Renzi in queste elezioni sicuramente perdenti per il PD, grazie anche alla disastrosa amministrazione Crocetta. Meno di un mese fa voleva rinunciare alla campagna elettorale, segno che di questa votazione a lui non interessa più di tanto. Che il centrosinistra in Italia sia messo male lo sapevate, che in Sicilia fosse alla canna del gas ora lo sapete anche voi.
Musumeci torna alla carica: “L’unico impresentabile è l’onorevole Cancelleri, e non lo dico io ma una sentenza del Tribunale di Palermo, perché è un abusivo e ha commesso un falso nel preparare le norme per le primarie” sventola un foglio con la sentenza. Come se a Grillo, Casaleggio e agli elettori importasse qualcosa.
Nessuno parla di programmi, nessuno di problematiche del territorio. Il teatrino va avanti. Accuse, voci sovrapposte, noia. Uno squallido catfight tra personaggi incapaci di discutere su un solo argomento di interesse. E poi si tocca il fondo. Lucia Annunziata, riferendosi a La Rosa che si lamenta per il poco tempo a disposizione: “Lei è talmente piccolo che avremmo anche potuto non invitarla, lo abbiamo fatto solo perché siamo democratici”.
Colpo di grazia. Sipario. Fine.
