“Mi sono emozionata sì, seduta nella tribuna del Senato accanto a Mina Welby, ai genitori di Luca Coscioni, a chi ha sofferto rendendo pubblico il proprio dolore: quelle sofferenze non sono state vane”. Così la leader radicale Emma Bonino in un’intervista a Repubblica in cui definisce “una vittoria” l’approvazione del biotestamento e guarda oltre:”Se i medici me lo consentono, mi candiderò con +Europa“.
“Quella sul fine vita è una battaglia culturale radicale da sempre. Per me che non mi ero mai occupata di malattie, l’incontro nel 1995 con Luca Coscioni, malato di Sla, fu un vero choc“, racconta. “Da allora questa battaglia che era un po’ teorica per me, e’ diventata lacrime e sangue, dolore, vissuto. Ricordo con amarezza la campagna elettorale del 2001, candidandoci con Luca nel collegio senatoriale di Milano. Apro una parentesi: contrapposto a noi in quel collegio c’era Dell’Utri. Oggi io mi auguro che un po’ d’umanita’ tocchi anche ai malati in carcere”.
“Ci sono voluti anni per fare in modo che la malattia fosse vissuta da molti non come una vergogna ma per quello che è: una sfida difficile”, sottolinea. L’ok al biotestamento “è una vittoria faticosissima della libertà di scelta. La libertà non è sinonimo di felicità, ma spesso di scelte difficili. Si accompagna sempre al dovere reciproco di rispettare gli altri, in questo caso chi vuole vivere o morire diversamente e deve ricevere tutta l’assistenza e le cure da parte delle istituzioni”.
“Ho una grande tristezza perché è stato accantonato lo ius soli. E’ una competizione sul dolore. Ciascuno si assuma le responsabilita’ che ritiene. Io pero’ non voglio piu’ sentire dire che non c’erano i tempi per tutte e due. Questa è una ipocrisia. Ho una lunga vita parlamentare e so quante sedute notturne si era disposti a fare quando c’era l’interesse di… Trovino un’altra scusa“.
