Les jeux sont faits, almeno per quanto riguarda chi va con chi: +Europa (leggi: Emma Bonino e Bruno Tabacci) ufficialmente in coalizione con il Pd; Noi con l’Italia (più nota come quarta gamba) con il centrodestra, al contrario di Energie per l’Italia (leggi: Stefano Parisi), che va da solo.
I giochi sono (quasi) fatti anche per quanto riguarda i programmi, almeno sulla carta. Tutta aperta, seppur con qualche prestigiosa certezza, la partita candidature e quella – per i nuovi – della raccolta firme. Qualche numero: i simboli depositati questo weekend al Viminale sono 98, ci sono 48 ore per l’ammissibilità. Tra domenica 28 e lunedì 29 i partiti dovranno presentare le loro liste di candidati, sia per i collegi proporzionali, sia per i collegi uninominali (occhio a quest’ultimi, sono quelli che decideranno ‘chi comanda’ nelle coalizioni).
PD E ALLEATI: EUROPA VS RESTO DEL MONDO
Se qualcuno avesse avuto dubbi in merito, l’evento organizzato dal Pd lo scorso weekend è abbastanza significativo: la linea scelta da Matteo Renzi è quella dello scontro tra europeisti e il resto del mondo. “Una sola strada è possibile: costituire gli Stati Uniti d’Europa”, il nome dell’iniziativa milanese che il segretario – insieme agli eurodeputati dem – ha condito con queste parole: “Il futuro sono gli Stati Uniti d’Europa e noi chiediamo agli altri partiti da che parte stanno. In Italia abbiamo i no euro, i boh euro e i sì euro”. Dunque più Europa a parole ma anche sulla carta: siglata infatti l’alleanza con Emma Bonino. “Cè uno scontro politico tra nazionalisti ed europeisti – ha detto la leader radicale – e abbiamo dovuto schierarci, non è stato semplice ma abbiamo scelto di dialogare con lo schieramento di centrosinistra e in particolare con il Pd. Sentiamo il dovere di sbarrare il passo alle forze sovraniste”. Ma senza il supporto di Elsa Fornero, che non pare intenzionata a candidarsi. Ora bisognerà capire in quali collegi (e di quali numeri si parla) verranno distribuite le forze nella coalizione a guida Partito democratico. Ovvero, oltre a +Europa, Insieme (Psi+Verdi+ulivisti) e Civica popolare (Lorenzin).
La certezza è la candidatura di Paolo Gentiloni: “Ho deciso di candidarmi nel Collegio uninominale di Roma 1 alla Camera dei Deputati, accettando la proposta del mio partito. Spero di contribuire al risultato del Pd e della coalizione con le liste Più Europa, Civica Popolare e Insieme”, ha scritto su Twitter il premier. “Forza Paolo!”, gli ha risposto il suo predecessore a Chigi, Renzi. Chi è tornato – dopo qualche polemica (vedi la vicenda del canone Rai) – a essere molto vicino al Pd è il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda: “Si va finalmente definendo – ha commentato dopo l’accordo con Bonino – in modo forte l’identità dell’alleanza di centro sinistra: Europa, lavoro, competenze, investimenti, diritti. Sarà una battaglia difficile ma cruciale per l’Italia”. Infine, il programma: il Pd lo presenterà nelle prossime ore e si andrà dagli sgravi Irpef al taglio della durata dei contratti a tempo indeterminato. Appuntamento giovedì nella sede del Nazareno per una nuova direzione (e maggiori dettagli).
CENTRODESTRA: LA PARTITA DEI COLLEGI
“Tutte le forze del centrodestra nelle sue componenti storiche, Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, alle quali oggi si unisce Noi con l’Italia – Udc, hanno firmato il programma di governo che cambierà radicalmente l’Italia”. Silvio Berlusconi ha usato – tra le altre cose – anche Facebook per comunicare l’intesa raggiunta. “Uniti si vince e la nostra sarà una autentica rivoluzione liberale, basata su concretezza di obiettivi realizzabili. L’assoluta priorità sarà la riforma fiscale”. Tra le altre cose, come detto, perché in questi giorni il leader azzurro è impegnato – come sempre, in campagna elettorale – ad apparire ovunque. Per ribadire un concetto: il premier sarà espressione di Forza Italia, perché Forza Italia è la forza che prenderà più voti all’interno della coalizione. E Matteo Salvini? Lo vede bene al Viminale. Il leader della Lega (non più Nord) la prende bene: lui Berlusconi lo vedrebbe alla Farnesina. Schermaglie quasi amorose. A livello politico la vera battaglia nel centrodestra si gioca – come detto – nei collegi uninominali, laddove le coalizioni dovranno scegliere un solo candidato che rappresenti tutti.
M5S: A TUTTO ROUSSEAU
Al filosofo del Contratto sociale devono fischiare le orecchie, in questi giorni. Luigi Di Maio ha infatti presentato a Pescara il programma politico del Movimento 5 stelle, a conclusione della tre giorni di formazione M5s nel – appunto – Villaggio Rousseau. Rousseau come la piattaforma su cui gli attivisti hanno discusso e approvato i “Venti punti per l’Italia” (con circa un milione di voti, dicono). A parte la solita discussione su alleanza sì, alleanza no, alleanza solo sui punti programmatici M5s, la lettura del weekend è stato questo post a doppia firma, Beppe Grillo-Luigi Di Maio, per smentire malumori tra i due: “Più innaturale di un panda che mangia carne ci sono i giornali che dicono la verità. Oggi si sono inventati frattura tra noi due che non c’è e non c’è mai stata. Comprendiamo che per i giornalisti italiani sia difficile pensare che tra noi due, in tanti anni, non ci siano mai stati attriti o discussioni, quindi – se vogliono – ogni tanto fingeremo di non sopportarci a vicenda. Insceneremo un litigio e gli manderemo il video”. Grillo e Di Maio che, insieme a Davide Casaleggio, sono stati tra i primi a depositare il simbolo al Viminale, prima del weekend a tutto Rousseau. Rispetto al 2013, nel logo del Movimento compare la scritta www.ilblogdellestelle.it, al posto di www.movimento5stelle.it. “Siamo nella fase adulta del Movimento”, ha commentato l’ex comico. Nel frattempo il Movimento è il primo a diffondere la lista dei candidati nei collegi plurinominali. La trovate qui.
LIBERI E UGUALI: GRASSO A ROMA E PALERMO
Dopo Gentiloni, un altro uomo delle istituzioni (oggi leader di LeU) ha annunciato le sue intenzioni per quanto riguarda il luogo fisico in cui candidarsi: “Ho in progetto di candidarmi sul plurinominale a Roma e a Palermo. Sul maggioritario vedremo”, ha detto infatti il presidente del Senato Pietro Grasso a Torino, per l’inizio della campagna elettorale in Piemonte. Per quanto riguarda le liste (e il programma) le “stiamo per depositare”. Si vedrà solo allora dove verranno candidati Laura Boldrini e gli altri personaggi di primo piano di Liberi e uguali, da Massimo D’Alema (fresco di polemiche per le sue frasi su un futuro ‘governo del presidente’) a Pier Luigi Bersani. Ex segretario Pd che continua ad avere un atteggiamento aperturista nei confronti, se non del Movimento 5 stelle, dei suoi elettori: “Dare delle definizioni assiomatiche di cosa sono i 5 stelle è prematuro – ha detto a Radio Capital – Non lo sanno neanche loro. Quello è un universo che resterà in movimento. Noi diciamo una cosa chiara: con chi non vuol discutere di lavoro umano e progressività fiscale non parliamo con nessuno. Abbiamo una speranza, che con la nostra forza si possa immaginare un centrosinistra con un baricentro sulla sinistra di governo. Dopo di che, parlare con il M5s è un dovere. Ma fare un’alleanza di governo è tutto un altro film”.
GLI ALTRI
Ci rientra ufficialmente anche Energie per l’Italia, nella categoria ‘altri’, vista l’ufficialità – come detto – della sua esclusione dalla coalizione di centrodestra. “Questa sera abbiamo depositato il simbolo al ministero dell’Interno. Energie per l’Italia correrà fuori dalla coalizione di centrodestra alle prossime elezioni politiche”, ha annunciato infatti il 20 gennaio il leader Stefano Parisi. Prima alla Camera, invece, giovedì scorso, per Potere al popolo (la lista di sinistra radicale appoggiata da Rifondazione comunista), che ha presentato in conferenza stampa il suo progetto politico. Giovani, ma non solo: con loro si candiderà infatti anche l’ex sindacalista della Fiom Giorgio Cremaschi, nel collegio uninominale a Bologna. “Chi mi ha convinto? Loro, le meravigliose compagne e i meravigliosi compagni di Je so’ pazzo (il centro sociale napoletano che ha lanciato l’intero progetto; Ndr), che hanno avuto l’intelligenza e la determinazione di promuovere un fatto politico che in Italia non era mai avvenuto: una autoconvocazione popolare e di classe per partecipare alle elezioni”. Intanto, per loro come per molti altri, tocca raccogliere le firme. Vedremo il 29 chi ce l’avrà fatta e chi no. In chiusura, CasaPound: depositato al Viminale il simbolo, questa settimana verranno consegnate – assicura il leader della discussa formazione di estrema destra, Simone Di Stefano – le firme necessarie alla candidatura.