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Intervista Bonino: "Mai coi sovranisti. Fiducia in Gentiloni, più istituzionale di Renzi"

di Silvia Caprioglio

La sfida è contrastare “un blocco antieuropeo, nazionalista e quasi razzista”, che se andasse al governo la vedrebbe “in modo determinato all’opposizione”. Per questo la leader radicale Emma Bonino punta su ‘+Europa‘ per convincere gli indecisi, promuovendo la premiership di Paolo Gentiloni, con cui c’è “un dato di fiducia e di conoscenza reciproca che viene da molto lontano”.

Ormai mancano meno di due settimane al voto e il quadro continua a essere molto incerto, ha detto più volte di non voler partecipare a giochi pre-elettorali, ma ritiene verosimile con questo sistema elettorale che si arrivi a una maggioranza per un governo stabile?

“Se riuscissimo a convincere una parte consistente del 35% di astenuti, che è l’obiettivo per cui mi sgolo dalla mattina alla sera, potremmo riservare qualche simpatica sorpresa. La legge elettorale non è fatta per trovare la sera del voto chi ci governa, ma spero di convincere parte di quel 35% di astenuti e indecisi, magari ricordando loro che al mondo ci sono milioni di persone che rischiano la vita per avere il diritto di voto, mentre noi l’abbiamo avuto dai sacrifici dei nostri padri. È troppo facile dire che tanto sono tutti uguali, chi viene eletto non viene dal cielo, l’avranno eletto gli italiani. Non mi voglio prestare a questo gioco, fino all’ultimo minuto mi batterò per convincere le persone ad andare a votare”.

Si è espressa molto criticamente sulla legge elettorale, cosa pensa dell’accusa che sia stata fatta apposta per favorire una grande coalizione post voto tra Pd e Fi?

“Se quella era l’intenzione, mi pare che gli sia sfuggita di mano. Non si fanno le leggi per convenienza; i Paesi che contano hanno lo stesso sistema per anni. Denunceremo la legge in tutte le sedi nazionali e internazionali perchè è discriminatoria”.

Se nessuno avesse la maggioranza cosa sarebbe meglio: un governo di larghe intese o tornare al voto? LeU la accusa di aver aperto all’inciucio tra dem e forzisti…

“Non voglio più parlare di cosa accadrà il 5 marzo. Da una parte si è creato un gruppo sovranista, anti-europeo, nazionalista, con venature razziste, e dall’altra c’è un gruppo più filoeuropeo, anche se a volte in modo timido o intermittente. È chiaro che non sosterremo nessun governo nazionalista o sovranista, che ci vedrebbe in modo determinato all’opposizione. Per il resto ci sarà da discutere”.

Cosa pensa di questo nuovo attivismo di Berlusconi?

“Ognuno ha diritto di fare politica, che sia giovane o vecchio. È nel suo pienissimo diritto”.

La scelta di aggregarvi ai centristi di Tabacci e di andare in coalizione con il Pd ha creato qualche polemica, per quella che è stata la sua storia politica. Al di là degli aspetti tecnici legati al Rosatellum bis, che non obbligano ad avere un programma comune, cosa vi unisce a Centro democratico e ai dem, e cosa vi divide?

“Ripeto: da una parte c’è un blocco sovranista, antieuropeo, nazionalista e quasi razzista, e dall’altra c’è una posizione a volte fragile ma che non è antieuropea, non è nazionalista, che cerca anche di reagire a queste ondate di razzismo; io sarei più determinata, loro sono un po’ più timidi, ma questa secondo noi è la grande sfida di oggi. Poi ci sono divergenze, come ci sono sempre state, sui diritti civili, ancorchè questa legislatura ne abbia prodotti parecchi; tutti i partiti italiani nella storia bisogna sempre spingerli con le gru. Abbiamo divergenze sulla gestione dei migranti, soprattutto sulla loro integrazione. Ognuno continuerà a fare le proprie battaglie in Parlamento”.

Secondo gli ultimi sondaggi resi noti prima dello stop, +Europea starebbe crescendo, avvicinandosi a superare il 3 per cento, a detrimento del Pd. Crede che Renzi possa appellarsi al ‘voto utile’ contro di voi?

“Io credo che il voto a +Europa è il più utile che c’è, perchè il nostro presente e il futuro dei nostri ragazzi o è nell’integrazione europea o non è”.

Come sono i rapporti col segretario dem?

“Normali, corretti. Sono i rapporti tra due persone che appartengono a due modi diversi di fare politica”.

E con Gentiloni?

“Con lui c’è una più lunga frequenza, questione anche di generazione. Siamo stati colleghi in Parlamento molte volte, colleghi al governo, quindi si crea anche un dato di fiducia e di conoscenza reciproca che viene da molto lontano”.

Chi vedrebbe meglio come prossimo premier, Renzi o Gentiloni?

“E’ il capo dello Stato che, fatte una serie di valutazioni, decide di affidare il mandato; detto questo, trovo che la gestione più pacata e più determinata di Paolo Gentiloni assomigli molto di più a quello che io penso del comportamento istituzionale”.

La Corte d’Assise di Milano ha deciso di rinviare gli atti alla Consulta per il processo a Marco Cappato su Dj Fabo, cosa ne pensa?

“Credo che sia stata una decisione molto opportuna, che lo stesso Cappato e i difensori volevano, perchè il riferimento alla Corte costituzionale vuole dire tenere aperta la riflessione sulla complessità della materia”.

Sul fine vita, come per altri temi legati ai diritti civili e sui migranti, ci sono sensibilità anche molto diverse tra i Radicali e certa parte del Pd; non teme che le sue posizioni possano rimanere marginali in una possibile prospettiva di governo?

“Noi abbiamo dimostrato, pur essendo fuori dal Parlamento, di essere i veri legislatori e di avere la capacità, pur dall’esterno, di influenzare le istituzioni. Non mi spaventa questo; siamo andati avanti sui diritti civili anche senza essere in Parlamento, trovando delle alleanze, saremo più efficaci se in Parlamento ci saremo”.

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