Tre indizi fanno una prova: l’asse tra Roma e il Cairo è sempre più forte.
La visita in Egitto del ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, arriva dopo i blitz dei colleghi di governo Enzo Moavero Milanesi e Matteo Salvini. In un mese i numeri si fanno importanti, tanto che il quotidiano ‘al-Youm al-Sabea’ ha parlato con toni entusiastici di un “balzo senza precedenti” nelle relazioni Italia-Egitto, in quello che è ormai un rapporto “speciale”.
L’agenda del vicepremier è davvero fitta: nella serata di martedì incontrerà la comunità italiana al Cairo presso la sede della nostra ambasciata. Ma è mercoledì che la visita entrerà nel vivo. Se in mattinata sono previsti gli incontri con il presidente della Repubblica Al Sisi e con altri membri dell’esecutivo egiziano, l’impressione è che si toccheranno in tutta la giornata gli argomenti più caldi, ovvero quelli economici.
“Al centro dei colloqui ci saranno i temi relativi ad un graduale rafforzamento della cooperazione bilaterale nei settori dell’energia, delle infrastrutture, economico e commerciale”, spiega una nota in maniera stringata. L’obiettivo di Di Maio, assieme a imprenditori italiani ed egiziani interessati, è di far allacciare relazioni durature tra partner economici in un luogo storicamente di vitale importanza per i nostri scambi commerciali.
E’ utile ricordare, come fece lo stesso Di Maio quando era all’opposizione, che in Egitto hanno interessi grandi aziende del Belpaese, del calibro di Eni, Edison, Intesa Sanpaolo, Pirelli, Italcementi, Ansaldo, Tecnimont, Danieli, Techint, Cementir. Ma il dialogo con il Cairo ovviamente non potrà non toccare il giallo dell’omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore friulano ucciso barbaramente ormai trentuno mesi fa nel Paese africano. Il governo affronterà la questione in modo “imprescindibile”, perché “determinato nella ricerca della verità”.
Le indagini italiane proseguono in tandem con il Cairo, anche se è ancora difficile capire se si arriverà mai davvero a scoprire chi tolse la vita al giovane di Fiumicello, tra gennaio e febbraio del 2016. Il premier Giuseppe Conte, pochi mesi fa, ha incontrato i familiari del ricercatore torturato e ucciso, mentre lo stesso numero 1 del Viminale Salvini aveva chiesto nella sua visita a sorpresa in Egitto di “fare piena luce sull’omicidio di Giulio“. Ora tocca a Di Maio far sentire la sua voce tra le Piramidi, e trovare l’equilibrio tra affari e verità non è per niente facile.
La vicenda Regeni iniziò, drammaticamente, proprio durante una visita simile a quella che sta portando avanti Di Maio. Federica Guidi, che nel 2016 era ministra dello Sviluppo economico, era al Cairo assieme ad alcuni imprenditori italiani interessati a fare affari con gli egiziani. Ma proprio durante un ricevimento, organizzato dall’ambasciata italiana, piombò l’agghiacciante notizia del ritrovamento di Giulio, il cui corpo nudo e torturato fu fatto ritrovare il 3 febbraio sull’autostrada Cairo-Alessandria. La ministra sospese immediatamente la visita, chiedendo al Cairo “il massimo impegno per l’accertamento della verità”. Ma anche adesso, a due anni e mezzo da allora, la verità sembra ancora tragicamente lontana.