“Nel 2018 i sessantenni hanno superato i trentenni secondo gli ultimi dati dell’ISTAT e dell’Istituto Cattaneo ripresi, in questi giorni, dai maggiori quotidiani. Aldilà di quanto si farà nel nostro Paese manovre governative a breve – come quella per la cosiddetta ‘quota 100’ – il problema del sorpasso generazionale è da affrontare nel lungo periodo. E’ un dato che sul lavoro ha un impatto rilevante e il ruolo centrale di questa nuova sfida è affidato alle parti sociali: sindacati e aziende”. Lo ha affermato con forza il Presidente del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro Tiziano Treu aprendo il convegno “Generazioni a confronto. Invecchiamento attivo e mondo del lavoro” che si è tenuto nella sala del Parlamentino mercoledì 24 ottobre. Il convegno è stata l’occasione per fare il punto della situazione su un tema di grande attualità tra parti sociali, imprese e rappresentanti delle istituzioni.
Il cambiamento della struttura demografica e l’adeguamento dell’età pensionabile alle aspettative di vita pongono una sfida epocale al mondo del lavoro nei prossimi anni. Il mantenimento dei lavoratori maturi in azienda, la loro valorizzazione professionale e le politiche di reinserimento al lavoro sono diventati temi centrali nelle strategie di gestione delle risorse umane, soprattutto nelle imprese di medie e grandi dimensioni. La questione principale non è più come garantire la sostenibilità dei lavoratori senior per sé, quanto quella di generare interazioni produttive di valore tra le diverse generazioni e come costruire una distribuzione bilanciata delle diverse età al lavoro. E’ necessario adottare un approccio integrale in grado di attribuire pari importanza alle diverse generazioni presentazioni, senior e non, adottando soluzioni normative, pratiche di gestione, metodi di organizzazione del lavoro che sappiano bilanciare pragmatismo e visione di lungo periodo, ponendo al centro l’obiettivo strategico di uno sviluppo bilanciato e sostenibile.
All’introduzione di Treu è seguita la relazione del Consigliere Claudio Lucifora su “Invecchiamento attivo e sostenibilità: le esperienze internazionali”. Poi voce alle imprese con Sara Callegari Direttore Risorse Umane di Engie su “Ageing, engagement e impatti organizzativi”; Sabrina Castellan, Training, Recruitment and Development Director di Bosch, Riccardo Donelli People & Organization Leader di PWC su “Ageing, tecnologie e collaborazione” e Mario Perego Direttore Risorse Umane – Heineken su “Adattamento organizzativo di tempi e luoghi di lavoro”. Armando Occhipinti responsabile Osservatorio PMI di Confapi – Federmanager ha portato il punto di vista delle piccole e medie imprese mentre Arduino Salatin, Presidente Istituto Salesiano di Venezia ha presentato alcuni casi significativi.
“A livello UE l’invecchiamento attivo (active ageing) è considerato da molto tempo un tema importante, tanto che dal 2012, dichiarato European Active Ageing Year, è una delle sfide di maggiore attualità nel mondo del lavoro per studiosi e ricercatori, che indagano le caratteristiche di questo fenomeno”, sostiene il Presidente del CNEL secondo cui: “il legislatore non può prevedere tutti gli sviluppi futuri e probabilmente dovrà limitarsi a non ostacolare le misure che questi riterranno opportune, come – di fatto – già avviene in altri Paesi. In Italia finora non si sono fatte politiche di active ageing, anzi, al contrario, si sono incentivati pre-pensionamenti, scivoli ed esodi volontari. Dobbiamo passare dall’incentivo all’uscita a politiche di accompagnamento”. “Bisogna guardare la realtà e in alcuni paesi il limite della cosiddetta vecchiaia si è spostato verso i 74 anni” – continua Treu – Non possiamo contraddire l’evoluzione demografica e storica con misure regressive. Dobbiamo affrontare l’aumento dei cosiddetti indici di dipendenza, ovvero quelli che relazionano le grandezze demografiche alla popolazione attive.
O riusciamo a rendere attive le persone per più tempo, oppure l’intero peso del welfare e delle pensioni ricadrà su giovani generazioni sempre meno numerose. L’Europa sta andando verso quello che si chiama “flexible retirement“, usando in modo preventivo strumenti come il part-time. Le misure di active ageing che nel mondo stanno avendo successo e che potrebbero essere di stimolo per l’Italia sono: la modifica degli stili di vita lavorativi; la formazione continua e il reframing del lavoro; l’applicazione previsionale delle misure di active ageing (ingaggiate ben prima dell’età soglia); la riorganizzazione aziendale (con soluzioni su orari di lavoro, ergonomia e competenze); la modifica della curva retributiva e l’incentivazione ad iniziative di mentoring, di trasferimento delle competenze”.
In questa direzione la collaborazione tra mondo delle aziende, parti sociali e Governo può consentire la sperimentazione di soluzioni innovative che non si limitino ad agevolare la transizione dei lavoratori senior alla pensione, ma siano in grado di garantire l’effettiva sostenibilità dei percorsi di carriera dei lavoratori. Il CNEL constatata l’urgenza e l’importanza delle tematiche legate all’invecchiamento e al mondo del lavoro intende promuovere un dibattito coinvolgendo tutti gli interlocutori istituzionali e sociali per avviare il confronto sulle buone pratiche e l’elaborazione di proposte che coinvolgano tutti gli attori del mondo del lavoro anche attraverso la costituzione di un Osservatorio su “Invecchiamento e mondo del lavoro” coinvolgendo il mondo delle imprese, le parti sociali, le istituzioni e gli attori del mondo del lavoro.