di Lisa Caramanno (Analyst of Vision & Global Trends)
Il tema dell’entrata in vigore delle nuove sanzioni contro l’Iran, a seguito della decisione di Donald Trump di ritirarsi dall’accordo nucleare iraniano, raggiunto dai Paesi P5+1 nel 2015, è stato oggetto del convegno “La Repubblica islamica dell’Iran al tempo delle sanzioni” che si è svolto oggi pomeriggio, nella “sala Tatarella del Palazzo dei Gruppi parlamentari” della Camera dei Deputati, organizzato da Vision & Global Trends, International Institute for Global Analyses, in collaborazione con Pino Cabras, deputato del Movimento 5 Stelle, e membro della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati.
Alla conferenza sono intervenuti e hanno partecipato studiosi, diplomatici e giornalisti come Tiberio Graziani (chairman of Vision & Global Trends), Filippo Romeo (Vision & Global Trends) Alberto Cossu (Vision & Global Trends), Sandro Furlan (Vision & Global Trends), Giovanni Saccà (Responsabile settore studi e trasporti ferroviari del collegio amministrativo ferroviario), S. E. Alberto Bradanini (già Ambasciatore in Iran), Augusto Di Giacinto (Direttore Ufficio ICE Theran che è intervenuto in videoconferenza), Mahmoud Radboui (Consigliere per gli Affari economici Ambasciata Iran) Vincenzo Maddaloni (Presidente Centro Studi ‘Berlin 89’), Alberto Negri (Senior Advisor Medio Oriente e Nord Africa ISPI), Nicola Pedde (Direttore ‘Institute of Global Studies’).
Nel corso dell’incontro si è dibattuto dei meccanismi di risposta che il governo iraniano sta predisponendo per far fronte a ciò, e delle ricadute delle stesse sul comparto petrolifero e finanziario dell’Iran con riflessi negativi anche sulla popolazione che sembrerebbe faccia fatica a reperire cibo e medicine. La presidente dell’Accademia Iraniana delle Scienze Mediche, Seyed Alireza Marandi, attiva dal 1990, ha scritto, infatti, al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, sottolineando le gravi conseguenze che le sanzioni statunitensi contro la Repubblica Islamica stanno producendo, ai danni di pazienti malati di cancro, bisognosi di urgenti cure e farmaci.
Le misure imposte dall’amministrazione Trump hanno l’obiettivo di isolare il paese e di indebolire l’economia iraniana.
Dal confronto di oggi tra gli illustri partecipanti e ospiti, è emerso però che l’Iran stia rispondendo con la strategia dell’abile resistenza economica in quanto gode del supporto dell’intera classe politica unitasi intorno al Presidente, e che fa perno sui punti di forza del Paese come la chiusura di Hormuz alle petroliere statunitensi; lo sviluppo di nuove partnership energetiche con le economie asiatiche, africane e dell’America Latina; il potenziamento di comparti che generano entrate non derivanti dalle risorse energetiche, tra cui potrebbero rientrare le nuove tecnologie.
Al convegno si è discusso anche delle importanti relazioni economiche-commerciali tra l’Italia e l’Iran.
L’Italia, divenuta nel 2017 il primo partner commerciale dell’Iran tra i Paesi dell’UE, accuserà un colpo notevole, dal momento che molte imprese dovranno probabilmente rinunciare a quel mercato. Malgrado tutto, potrebbe implementare le relazioni scientifiche riguardo il comparto della ricerca tecnologica. A dimostrazione dell’importanza di tali relazioni, una delegazione parlamentare iraniana è arrivata, ieri, nella capitale italiana, per conferire, nell’ambito dei rapporti bilaterali tra i due paesi, con alti funzionari politici, in particolare nel campo della cultura e dell’istruzione.
Infine, durante l’interessante confronto-dibattito si è analizzato, inoltre, l’aspetto di come l’Europa stia affrontando tale questione, visto che sono troppi i Paesi che non condividono le misure di Trump, soprattutto nell’area asiatica interessata all’approvvigionamento delle risorse petrolifere. Infatti, molte sono state le esenzioni temporanee che Washington ha dovuto concedere, ad esempio nei confronti dell’Italia, Cina, India, Giappone, Corea del Sud, e Turchia, tutti i principali importatori di petrolio iraniano che, uniti alla Russia, permettono a Teheran di guadagnare mesi per studiare contro-strategie. E l’Europa dovrebbe interrogarsi e porsi seriamente il problema anche su come affrontarlo, visto che il presidente iraniano moderato Rohani aveva puntato tutto sull’accordo internazionale e sulla ripresa delle relazioni con l’Occidente.