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Industria, crolla la produzione. 'Italia a rischio recessione'

Nuovo tonfo della produzione industriale. Dopo i dati dei giorni scorsi in arrivo dall’Europa oggi l’Istat ha certificato la decisa frenata registrata anche in Italia, che adesso rischia di scivolare in recessione.
A novembre, ha comunicato l’istituto di statistica, il calo della produzione è stato del 2,6% su base annua e dell’1,6% rispetto ad ottobre. Un autentico crollo è stato registrato dal settore auto dove il calo ha sfiorato il 20% (-19,4%) rispetto all’anno precedente e dell’8,6% rispetto ad ottobre quando già si era verificata una caduta del 14%.
La frenata della produzione si incrocia con i dati diffusi oggi nel bollettino mensile sull’economia,che parlano di un debole andamento della congiuntura. I dati disponibili, spiega infatti l’Istat, suggeriscono “il proseguimento dell’attuale fase di debolezza del ciclo economico.
Lo stop della produzione ha immediatamente innescato le polemiche politiche mentre le categorie economiche e i sindacati temono un nuovo calo del Pil negli ultimi tre mesi dell’anno. Servono infatti due trimestri negativi di fila perché si possa parlare di recessione tecnica. Confcommercio e Confesercenti giudicano indispensabile mettere in campo misure per rilanciare il Pil.
Anche i sindacati spingono sulla necessità di puntare su crescita e investimenti e invitano il governo a non sottovalutare la situazione. Di possibile recessione parlano anche le banche. Gli analisti di Barclays Italia la ritengono possibile già nel quarto trimestre del 2018 e anche i colleghi di Ing avanzano timori: “L’Italia sta flirtando con una possibile recessione tecnica”.
Appena più ottimista Intesa Sanpaolo che non esclude un mini-rimbalzo della produzione già a dicembre.Ma il governo fa quadrato. A partire dal premier, Giuseppe Conte, che osserva che “sulla produzione industriale temevo un dato negativo, già alcuni partner europei ne avevano anticipati. Per questo è stato importante intervenire con una manovra nel segno della crescita e dello sviluppo”. Anche il vice-premier, Matteo Salvini, rassicura tutti e difende le scelte del governo, sostenendo che “la produzione è in calo in tutta Europa, non penso che il decreto dignità incida in Germania, in Gran Bretagna, a Parigi o in Olanda. È un problema per l’economia a livello mondiale che passa anche dagli Usa e noi, a differenza di altri, mettiamo più soldi nelle tasche dei cittadini e delle imprese per combattere questo blocco a livello mondiale”.
Guardando nel dettaglio i settori, su base annua dal naufragio si salva il comparto alimentare (+2,7%), la produzione di prodotti farmaceutici (+1,3%) e le altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature (+1,1%). Mentre le maggiori flessioni si rilevano nell’industria del legno, della carta e stampa (-10,4%), nell’attività estrattiva (-9,7%) e nella fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-6,7%).

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