Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è intervenuto all’inaugurazione del Centro per il Clima e lo Sviluppo sostenibile dell’Africa (ACSD), presso la sede del Centro in viale Baccelli, 86 a Roma
L’intervento del Presidente Conte
“Eminenza Revederendissima, Signor Ministro, Signori Ministri, Cari colleghi,
in particolare della Mauritania, del Marocco, del Congo, del Gambia, Signor amministratore dell’UNDP, Signor Direttore generale della FAO, Signora Sottosegretaria, Signori Ambasciatori, Ssignori rappresentanti dei Governo africani, Onorevoli parlamentari, Autorità, Signore e Signori, Cari amici, è davvero un grande piacere oggi essere qui, partecipare all’avvio di un’iniziativa che costituisce un’ulteriore, importante conferma dell’attenzione e del crescente impegno dell’Italia nei confronti dell’Africa. Con l’inaugurazione del “Centro per il Clima e lo Sviluppo Sostenibile per l’Africa” non teniamo solo fede ai nostri impegni assunti durante la Presidenza G7: rafforziamo anche un percorso di collaborazione e partenariato con il continente africano che rappresenta un pilastro della nostra politica estera e che questo Governo considera prioritario. Un partenariato fondato sul dialogo fra pari, sul mutuo rispetto e sulla condivisione di responsabilità nei confronti di sfide che ci vedono legati da un comune destino: la sicurezza, i flussi migratori, la crescita economica, lo sviluppo umano, il cambiamento climatico.
L’Africa è un continente con un potenziale straordinario, soprattutto umano, che va colto, va nutrito. Molti Paesi africani hanno fatto progressi nei processi di riforma e nei programmi di sviluppo: il loro esempio è fondamentale affinché altri Paesi seguano questa linea. Ma molta strada resta da fare per dare alla popolazione africana, ed in particolare alle giovani generazioni, le opportunità di cui esse ha bisogno per costruire il proprio futuro.
L’Africa sub-sahariana in particolare continua infatti a rappresentare la regione mondiale dove si concentra il maggior numero di Paesi Meno Avanzati, 34 Paesi su 48 a livello globale, e la denutrizione, un africano ogni quattro ne è ancora affetto.
È anche la regione dove sono maggiori la povertà rurale e gli indici di spostamento verso le aree urbane; dove si registra la minore produttività agricola e il più alto potenziale di crescita dei raccolti agricoli; dove si verifica la maggiore crescita demografica e permangono i più elevati tassi di disoccupazione giovanile; la regione meno resiliente rispetto al cambio del clima e più soggetta al rischio di carestie. È inoltre – ma direi di conseguenza – la regione più vulnerabile al rischio di crescita di intolleranza, instabilità e terrorismo e quella dove si verificano i più alti tassi di migrazione infra-continentale e inter-continentale.
Due settimane fa, sono stato in visita in Niger e in Ciad – è stata la prima visita primo di un Capo di Governo italiano in questi due Paesi – ho ribadito ai Presidenti Issoufou e Déby la volontà del Governo italiano di continuare ad assicurare alla regione del Sahel il nostro investimento politico-diplomatico, di cooperazione allo sviluppo, di sicurezza per contribuire alla stabilità, alla crescita dell’area e anche per far fronte alle comuni sfide del terrorismo e dei flussi migratori irregolari. Allo stesso modo, a ottobre, con il mio viaggio ad Addis Abeba e ad Asmara – il primo, mi piace sottolinearlo, di un leader occidentale in quei Paesi dopo l’avvio del processo di pacificazione etiopico-eritreo – ho voluto dare un segnale concreto della nostra disponibilità a contribuire allo storico e coraggioso processo di stabilizzazione del Corno d’Africa, anche facendoci garanti e interpreti delle istanze della regione in ambito europeo. Crediamo che questo sia più che mai il momento, per l’Italia, di giocare in Africa un ruolo strategico, attraverso una partnership che abbia l’ambizione di realizzarsi nel segno della piena condivisione: condivisione dei traguardi da raggiungere, dei progetti da realizzare, delle responsabilità da assumere, innanzitutto e sempre con la massima attenzione, con l’obiettivo di tutelare le popolazioni locali.
Siamo allo stesso tempo convinti sostenitori di un ruolo più efficace dell’intera Unione Europea nel Continente, senza per questo essere invasivo. Crediamo che l’Europa debba fare la sua parte nel promuovere maggiori investimenti strutturali nel continente, favorire la crescita di un’imprenditoria locale matura e sostenibile, offrire formazione e istruzione di qualità e attuare programmi per la lotta al cambiamento climatico.
Il futuro dell’Africa è anche il futuro dell’Europa: per questa ragione dobbiamo investire sul suo sviluppo socio economico nel segno della piena sostenibilità, che è anche la via per combattere le cause profonde delle migrazioni irregolari. Un fenomeno di cui non dobbiamo dimenticare che il prezzo più alto è pagato innanzitutto dalle stesse popolazioni africane.
In questo senso le attività che il Centro svilupperà sul tema dello sviluppo sostenibile rappresenteranno uno strumento importante per accompagnare il nostro rinnovato impegno nel continente africano. Sono lieto che il Centro abbia deciso di focalizzare la sua attenzione sul Sahel, una regione che – ho già rimarcato prima – è chiamata a confrontarsi con una pluralità di sfide e di conseguenza è una regione strategica per gli assetti geopolitici del continente africano e dell’intera area mediterranea.
C’è molto da fare, ne siamo ben consapevoli. Un dato su tutti certifica la profonda iniquità che il Continente africano subisce anche su questo specifico versante, che è il tema al centro delle attenzioni del Centro che oggi inauguriamo. L’Africa contribuisce solo per il 4% alle emissioni di gas ad effetto serra a livello mondiale, mentre ben il 65% della popolazione africana subisce gli effetti negativi dei cambiamenti climatici.
La protezione del clima e dell’habitat, la diversificazione e l’uso di energia pulita pertanto sono elementi-chiave per lo sviluppo e la stabilità dell’Africa e consentiranno, nel lungo termine, di sfruttare l’intero potenziale del Continente per una crescita davvero sostenibile. In questo l’Italia ha da offrire expertise e conoscenze nel settore energetico, in particolare in quello delle risorse rinnovabili, nella food security e nella tutela ambientale. Possiamo contare anche sull’impegno storico e appassionato delle nostre organizzazioni non profit e delle nostre imprese, sempre più convinte e consapevoli che il concetto di “social responsibility” deve trovare un’appropriata collocazione anche e soprattutto in Africa.
Mi piace sottolineare, in conclusione, che il Centro rappresenta al tempo stesso la testimonianza dell’impegno italiano in Africa, in virtù soprattutto del ruolo del Ministero delle Ambiente; un modello di sinergia e collaborazione internazionale, grazie al prezioso contributo di UNDP e la FAO; una “best practice” di cooperazione pubblico-privato; e un esempio di autentica “ownership” e di pieno coinvolgimento degli attori africani. Desidero dunque formulare a tutti voi i miei più sinceri auguri di ogni successo per le attività che qui condurrete, ne sono certo, con grande passione, con grande impegno. Grazie”.