Italia in trincea per prepararsi ad affrontare i rischi correlati con la Brexit ormai alle porte. Il Governo ha allo studio un decreto legge, una sorta di ”ombrello” per evitare contraccolpi sui mercati. Sarà approvato in settimana e servirà a garantire continuità operative con le banche e le piattaforme britanniche, e sarà varato anche se non viene ritenuto necessario, solo perché potrebbe servire ad evitare scossoni e a tranquillizzare gli operatori.
Nel frattempo tutte le autorità italiane si sono attivate, in accordo con quelle europee, per assicurare la corretta continuità operativa delle piattaforme su cui viaggiano i grandi flussi finanziari. E tra queste oggi la Consob ha diffuso un ‘richiamo di attenzione’ agli intermediari britannici che operano in Italia e quelli italiani che operano nel Regno Unito. In particolare, l’authority di Borsa sottolinea la necessità di dare a tutta la propria clientela, compreso il retail, informazioni tempestive e complete sugli effetti che la prospettiva imminente della Brexit può avere nei rapporti di prestazione dei servizi d’investimento in caso di ‘no deal’ e in mancanza di misure transitorie adottate in ambito nazionale.
A banche e imprese d’investimento viene richiesto di adottare precauzioni idonee per gestire un eventuale ‘hard Brexit‘, che potrebbe comportare il venire meno del ‘passaporto europeo’ che abilita alla prestazione dei servizi d’investimento in tutta la Ue. In particolare gli intermediari devono assicurare ai clienti informazioni chiare e comprensibili sui servizi d’investimento resi e sul futuro dei rapporti in essere, incluse le modalità e i tempi di un’eventuale chiusura dei rapporti stessi.
Consob, che sul tema Brexit collabora intensamente con Banca d’Italia e Mef, già nei mesi scorsi aveva richiamato le posizioni dell’autorità borsistica europea, l’Esma. Posizioni che mirano al riconoscimento delle cosiddette ‘controparti centrali’ del Regno Unito: di fatto si tratta delle piattaforme su cui viaggiano gli investimenti e anche la maggior parte dei derivati europei.
Per evitare che l’arrivo del No Deal richieda tempi per l’attivazione della procedura che autorizzerebbe questi soggetti come ‘non comunitari’ si è deciso di partire in anticipo, riconoscendo anche l’equivalenza del quadro giuridico applicabile, con un periodo ‘cuscinetto’ di un anno. E sono state fissate le regole per le attività di compensazione (clearing) anche in caso di mancato accordo politico sulla Brexit.