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Aldo Moro, la figlia Maria Fida: “Chi applicherà la legge in suo favore, la Mafia?”

“’La legge è uguale per tutti’ è scritto in ogni tribunale, ma sembra proprio che non sia vero. Per esempio agli occhi dello Stato italiano la vita o più precisamente la morte di Aldo Moro non ha alcun peso, nel senso che non conta. Per mio padre, infatti, niente ha valore e validità, anche tralasciando per un attimo le terribili circostanze della sua uccisione. Lo Stato mi deve una risposta conclusiva in merito alla legge 206 del 2004 in favore delle vittime del terrorismo, legge speciale in deroga ad altre norme, come ribadito dalla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 luglio 2007. Ciò non di meno essa è inapplicata solo per mio padre Aldo Moro. Come è possibile che nessuno possa farci niente e che tutti abbiano le mani legate? E il Parlamento che fa finta di non avere potere! In realtà il Parlamento non è superiore alla legge stessa e se la legge è in vigore deve applicarla.

Basta con le non risposte o con quelle fantasiose tipo “gli uffici non vogliono”. Mi sembra che la Camera dei Deputati non si chiami Camera degli uffici. E sia chiaro che non sto chiedendo un favore o l’elemosina ma l’applicazione di una legge dello Stato. Sono quindici anni che mi si porta in giro e ne ho davvero abbastanza.

Chi applicherà la legge: la mafia?! Ma in che Stato viviamo? Non sembra uno Stato di diritto se è irresponsabile e nega di fatto la validità delle sue stesse leggi. Lo Stato dovrebbe vergognarsi e la gente indignarsi.

Durante i 55 giorni intercorsi tra il 16 marzo – giorno del rapimento – ed il 9 maggio del 1978, la Mafia appunto, stanca dei posti di blocco e dei controlli a tappeto, chiese allo Stato se voleva che lo ritrovasse lei Aldo Moro. Risposta: “No e non fate niente”. Il che è agli atti.

Qualcuno dunque, che so il Presidente del Consiglio, si degni di decidere e rispondere nel merito a livello giuridico. Lo Stato d’altronde resterà inchiodato dalla Storia sulla croce del caso Moro e non è sufficiente esserne inconsapevoli per salvarsi”.

È quanto dichiara in una nota Maria Fida Moro, figlia primogenita di Aldo Moro.

Precisazioni sulle azioni legali a tutela della Signora Maria Fida Moro e del Sig. Luca Moro

In occasione del 41° anniversario della morte del Presidente Aldo Moro, afferma l’avvocato Valerio Vartolo in qualità di legale della figlia del Presidente Aldo Moro, Maria Fida, e del nipote, Luca Moro, mi corre l’obbligo, sebbene ritenga il luogo della parola per noi avvocati esclusivamente il Tribunale,  di porre in evidenza che la battaglia dei suddetti familiari del Presidente Moro per l’affermazione della verità continua, incessantemente. Faremo in modo che alla Signora Maria Fida Moro vengano, anzitutto, riconosciuti  tutti  i benefici derivanti dal riconoscimento dello status di familiare di vittima del terrorismo, così come per il Signor Luca Moro, e proprio su questo punto abbiamo già avviato le richieste e le istanze necessarie agli organi competenti. Ci riserviamo, poi, di chiamare in causa lo Stato, per i ripetuti dinieghi  al riconoscimento dei diritti della Signora Maria Fida Moro e del Signor Luca Moro, valutando anche il ricorso ad ogni altro mezzo processuale laddove ciò fosse necessario, per far luce sui giorni del sequestro e poi dell’uccisione. Sono consapevole che un Tribunale non possa certo scrivere la storia di un Paese, ma sono altresì convinto che proprio i Tribunali rimangono i luoghi deputati all’affermazione delle verità processuali e al riconoscimento dei diritti che si ritengono lesi. Tutto il resto altro non è che pura speculazione.

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