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Dagli 'Stati Generali' parte un piano nazionale per l'occupazione delle donne

Un Piano nazionale per l’occupazione femminile per mettere al centro il 51% della popolazione e le imprese delle donne, “che hanno resistito alla crisi” e “possono diventare il volano per un rilancio dell’economia secondo le vocazioni territoriali”. È Isa Maggi, coordinatrice nazionale degli Stati Generali delle Donne, a puntare i riflettori sul “lavoro delle donne”, ancora “troppo poco e frammentato”, nel corso della terza convocazione annuale del forum che si è svolta oggi a Roma nella sala della Stampa Estera alla presenza delle rappresentanti regionali e, tra gli altri, della sottosegretaria al ministero del Lavoro, Francesca Puglisi, che ha invitato il summit a “portare un contributo di idee per concretizzare azioni ulteriori rispetto a quelle già individuate dal Governo”.

Invito raccolto dagli Stati Generali, che in settimana metteranno a punto un documento “già pronto” da proporre alla ministra delle Pari Opportunità e della Famiglia, Elena Bonetti, e alla sottosegretaria Puglisi, dopo averne discusso nella giornata di oggi, a cinque anni esatti dalla prima convocazione del summit nel 2014 e guardando ad un altro importante anniversario globale che si avvicina: il 25esimo della Conferenza di Pechino. Tra le proposte del coordinamento la necessita’ di “ricomporre i centri per l’impiego secondo la prospettiva della parità di genere”, ha chiarito Maggi alla Dire, ma anche “rivedere il rating Basilea 3 per quanto riguarda l’accesso al credito delle donne, perchè capita che nelle periferie i direttori di banca non conoscano questi strumenti. Basterebbe metterli tutti intorno a un tavolo”, ha aggiunto ricordando “che spesso si tratta di misure a costo zero”. “Se le donne lavorano, il Pil aumenta”, è il mantra degli Stati Generali, che lanciano l’idea di superare l’idea della “conciliazione”, a favore della “condivisione del lavoro di cura”. L’ottica è quella di un ripensamento più ampio del “dizionario delle parole delle donne, su cui stiamo lavorando per valutarne l’impatto a volte fuorviante che vogliamo provare a ricostruire”, in modo da “non perpetuare l’idea che le donne siano il segmento debole della società”.

“Abbiamo iniziato questo percorso degli Stati Generali delle Donne cinque anni fa al Parlamento europeo, in una situazione di pericolo: la mancanza di lavoro per le donne, pericolo che c’e’ ancora oggi”, ha spiegato in apertura Maggi, ricordando le tappe principali di questo quinquennio. il libro ‘Gli Stati Generali delle Donne sono in movimento’, che “ha raccontato cosa fare regione per regione”. L’esperienza dell’Expo nel 2015, “in cui 981 delegate, in un lavoro collettivo durato tre giorni, hanno scritto la Carta delle donne del Mondo, raccontata, distribuita e condivisa in tante realtà”.

Nel 2016 il Patto per le Donne per il lavoro, “sottoscritto durante diverse elezioni regionali per assumere degli impegni precisi” – le prossime in Emilia Romagna e in Calabria – e poi, ancora, i progetti ‘Le città delle donne’ e ‘Panchine rosse’, arrivato in Argentina, a Siviglia e Madrid per sensibilizzare i cittadini sui temi della violenza contro le donne. Ma è fittissimo il calendario di appuntamenti anche per il prossimo futuro. Da Trieste 2020, “all’insegna di ‘Donne e scienza’”, a Venezia, il 7 febbraio a Ca’ Foscari, “a parlare di imprenditoria femminile”, per arrivare il 4 e 5 aprile a Parma, capitale cultura italiana, e il 22 maggio a Fiume, capitale europea della cultura 2020, dove si parlerà di “lavoro e maternità”.

“Chiediamo una convergenza di tutti i ministeri su una conferenza nazionale che convocheremo a marzo qui a Roma- conclude alla Dire Maggi- per dare valore al lavoro delle donne”. Consegnato nel corso della giornata il Premio ‘Donne che ce l’hanno fatta’, che quest’anno è andato alla violinista palermitana Giovanna Ferrara per il suo impegno sociale a favore degli uomini, ma soprattutto, delle donne del quartiere Brancaccio attraverso la musica.

 


 

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