Si proverà con un contro-piano industriale per rendere lo stabilimento innovativo a livello mondiale
Il governo sta elaborando “un contro-piano industriale” per l’ex Ilva, che prevede molti meno esuberi di quanto chiedeva Arcelor Mittal, più investimenti per l’innovazione e la riconversione tecnologica, e un’azione più incisiva di risanamento ambientale. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante la conferenza stampa al termine del vertice Ue oggi a Bruxelles.
“Certo che sono preoccupato l’Ilva, dal primo momento in cui si è manifestata questa crisi. Ma preoccupazione non significa atteggiamento di rassegnazione passivo. Significa – ha detto Conte, rispondendo ai giornalisti – concentrazione su questo dossier, massima determinazione a risolverlo. Al governo stiamo sul pezzo quotidianamente: in particolare ci aggiorniamo quotidianamente col ministro Patuanelli, con il ministro Gualtieri e con tutti gli altri ministri che hanno un qualche coinvolgimento”. “Abbiamo respinto la proposta iniziale pervenuta da Mittal – ha ricordato il premier -, non solo per il numero di esuberi assolutamente ingiustificato e inaccettabile dalla nostra prospettiva, ma anche perché non corrisponde all’obiettivo che abbiamo condiviso col signor Mittal. Che è quello di configurare anche una transizione energetica, e rendere quello stabilimento particolarmente innovativo, addirittura a livello mondiale”. “Ed è per questa ragione – ha continuato Conte – che noi stiamo elaborando un contro-piano industriale, e l’abbiamo pressoché messo a punto. Stiamo dettagliando i contorni della nostra proposta, e alcuni dettagli che ancora mancano. Ma è una proposta più ambiziosa, assolutamente distante per numero di esuberi da quello che ci è stato preannunciato” da Mittal, “molto più innovativa sul piano tecnologico, e anche più incisiva sul piano del risanamento ambientale. Erano questi i tre obiettivi che avevo preannunciato fin dall’inizio”. “Quindi su questa nostra proposta continueremo a confrontarci, e io sono convinto della sua solidità; una solidità tale che potrà persuadere i nostri interlocutori a lasciarsi coinvolgere con ancora più entusiasmo e determinazione in questo progetto industriale”, ha spiegato il premier.
Fra le innovazioni del nuovo piano industriale, secondo quanto aveva anticipato lo stesso Conte, si pensa anche alla riconversione a gas per l’alimentazione degli impianti. Ma, è stato chiesto al premier, non converrebbe fare un solo investimento per passare direttamente all’alimentazione a idrogeno, che è un combustibile senza emissioni nocive, invece di passare ora dal carbone al gas, sapendo che più tardi occorrerà un secondo investimento per passare alle tecnologie a zero emissioni? “Noi – ha risposto il premier – abbiamo dato mandato ai tecnici di elaborare un piano industriale che da questo punto di vista sia il più ambizioso possibile e il più innovativo possibile. Ma mi è stato rappresentato che, per quella quantità produttiva, è complicato al momento pensare a una completa transizione all’idrogeno, che è forse l’elemento più disponibile sulla Terra, ma è anche molto costoso attualmente”. “In questo momento – ha riferito Conte – l’orientamento è per un approvvigionamento per così dire ‘misto’ sul piano energetico, per poi procedere più spediti, ma sempre nell’arco di qualche anno, verso soluzioni ancora più pulite e ancora più innovative”.
All’obiezione secondo cui acciaieria a idrogeno sono già operanti, in particolare in Austria e in Germania, e dunque la tecnologia è già disponibile, il premier ha replicato: “Confesso che non mi ritengo un tuttologo, parlo molto francamente, non sono un tecnico della materia. Quello che posso fare senz’altro è dare un input ancora più deciso. Ma se mi viene detto che ci sono delle difficoltà oggettive di ordine tecnico, per uno stabilimento che ha una capacità produttiva così imponente…”.
“Sono a conoscenza – ha proseguito Conte – degli esempi citati; ma ricordiamoci che qui stiamo parlando dell’ex Ilva, il più grande stabilimento siderurgico europeo. Siamo superati solo da uno stabilimento in Russia e uno in Ucraina; ma nella nostra Europa, nell’Ue in particolare, l’ex Ilva rimane il più grande stabilimento”. Per questo, ha ripetuto, “mi vengono anche descritte delle difficoltà di ordine tecnico. Però io l’ho dichiarato: se fosse un problema solo finanziario, sicuramente ci stiamo attrezzando anche per un coinvolgimento pubblico. Perché – ha sottolineato Conte – noi vogliamo che questo stabilimento sia un gioiello, che possa ripartire. Vorremmo stupire il mondo. E ce la stiamo mettendo tutta”, ha concluso.