“Detenuti morti, altri ricoverati: a Modena è successo quello che temevo mesi fa, quando (era il 25 gennaio) avevo sollevato pubblicamente la situazione drammatica di alcune carceri italiane. In particolare, a Modena denunciavo sovraffollamento e massiccia presenza di reclusi con problemi mentali. Una bomba a orologeria che purtroppo è esplosa con conseguenze drammatiche. Il ministro Bonafede non ha mai risposto agli allarmi, e ora si e’ diffusa la rivolta dei detenuti in tutto il Paese. Solidarietà alla Polizia Penitenziaria e grazie alle donne e agli uomini in divisa: molti di loro sono rientrati in servizio per aiutare i colleghi in un momento drammatico. Nessuno provi a spalancare i cancelli delle galere con la scusa delle rivolte”. Lo afferma il leader della Lega Matteo Salvini.
“Ma ci sono altri problemi che rischiano di emergere, denunciano gli infermieri: “Il divieto agli accompagnatori dei pazienti di restare nelle sale di attesa dei dipartimenti emergenze e accettazione e dei pronto soccorso (salvo specifiche diverse indicazioni del personale sanitario) e la limitazione dell’accesso di parenti e visitatori a strutture di ospitalità e lungo degenza, residenze sanitarie assistite, hospice, strutture riabilitative e strutture residenziali per anziani, autosufficienti e non, solo a casi indicati dalla direzione sanitaria della struttura per prevenire possibili trasmissioni di infezione, potrebbero essere un motivo in più per scatenare in molti casi la violenza contro gli operatori sanitari, ancora una volta infermieri in testa. Anche su questo aspetto il silenzio del decreto riguardo alle misure a tutela degli operatori è assordante. L’89,6% degli infermieri – in prima linea ad esempio nel triage ospedaliero che “accoglie” i pazienti e li smista nella struttura con tempi spesso lunghi non dovuti pero’ alla professionalità dell’operatore, ma all’organizzazione – è stato vittima, secondo una ricerca condotta dall’università di Tor Vergata di Roma, di violenza fisica/verbale/telefonica o di molestie sessuali da parte dell’utenza sui luoghi di lavoro. Le attese stressanti in pronto soccorso – spiega la FNOPI – sono considerate come una delle prime cause scatenati della violenza, immaginiamo ora che evoluzione potrebbero avere con il divieto di restare accanto alla persona che ha bisogno di assistenza sanitaria. Per questo l’emergenza straordinaria e indiscutibile legata a COVID-19, oltre a tutte le necessarie misure di protezione degli operatori dal virus, non deve far dimenticare altri provvedimenti, come quello contro la violenza sugli operatori ai quali in questo caso e’ richiesto un impegno che va al di la’ delle proprie forze e che rischia anche di dare come contropartita una ulteriore occasione di stress e di pericolo in più prima di tutto per i professionisti, ma anche per l’assistenza ai pazienti. Colpiscono – conclude la Federazione degli infermieri – i molti attestati di stima nei confronti dei professionisti sanitari impegnati in questa emergenza, definiti come eroi. Tutto molto bello. Ma oltre alle dichiarazioni ora servono fatti concreti per salvaguardare anche la salute e la sicurezza di tutti gli operatori della sanità”.