È pressing costante delle opposizioni. Su partite Iva tensioni in governo
Il decreto Cura Italia apre, di fatto, la fase due della strategia anti-virus del premier Giuseppe Conte. Una fase che, in questi primissimi giorni, vedrà il governo innanzitutto attendere i primi, agognati, riscontri sia dal punto di vista sanitario sia da quello economico. Conte, al momento, non cambia la sua strategia: il governo deve fare ció che serve, è il mantra che ripetono nell’esecutivo consapevoli che, ad aprile, per l’Italia si potrebbe prospettare un nuovo sforamento sul deficit. La sua entità dipenderà, soprattutto, da quanti fondi Bruxelles destinerà al Paese per l’emergenza. Nella partita con l’Ue Conte è convinto di essere dalla parte giusta. La commissione, ricordano fonti governative, ha accordato margini significativi di flessibilità, garantendo al massimo la possibilità di spese necessaria per fronteggiare le spese dovute al coronavirus.
L’Italia, sottolineano le stesse fonti, si aspetta di ricorrere nuovamente al deficit se servirà e in piena sintonia con la commissione. Ma quando? Ad aprile, entro la metà, il governo dovrà varare il Documento di Economia e Finanza ed è in quell’occasione che potrà concretizzarsi un nuovo scostamento dai saldi di bilancio. Anche perché lo stesso titolare del Mef parla di un “decreto marzo” – quello approvato oggi – e di “un decreto aprile”, con il quale il governo punta ad un intervento piu’ organico, molto focalizzato sugli investimenti. Non sara’ un lavoro facile. Il pressing delle opposizioni è costante (è il dl “cerotto Italia”, sintetizza la leader di Fdi Giorgia Meloni) e, pur non scavallando nella pura polemica, anche in queste ore si mostrano fortemente critiche. Nella maggioranza, inoltre, non mancano i malumori.
Una parte del M5S (soprattutto quello del Nord, a partire da Stefano Buffagni), ad esempio, voleva un intervento più corposo sulle partite Iva, sacrificando magari l’intervento per la newco per Alitalia. La difesa delle partite Iva, nel frattempo, vede M5S e Iv sulla stessa linea, quasi a contendersi lo scettro, e le tensioni, più o meno, sotterraneamente vanno avanti fino al via libera al dl. E poi c’è il dossier del commissario Domenico Arcuri. Sebbene Conte neghi qualsiasi corto circuito con il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, Arcuri avrà ampi poteri (e i suoi atti saranno sottratti al controllo della Corte dei Conti), cosa che, a più di un esponente della maggioranza, non è passata inosservata.
Conte sta facendo di tutto per tenere i toni bassi. In settimana, forse, tornerà a spiegare un decreto che, nella sua strategia, è solo una “boccata di ossigeno” legata a doppio filo con l’emergenza. E per le prossime mosse fa perno sulla linea di Ursula von der Leyen in Ue e sull'”europeizzazione” di una crisi che ha visto l’Italia pioniera, sia in fatto di misure di contenimento sia in fatto di provvedimenti economici. Ma il rischio che, con il diminuire dei contagi, aumenti la tensione interna alla maggioranza, è altissimo. I “big” del M5S potrebbero tenere una videoconferenza ad hoc sul decreto. Decreto sul quale pende una grande incognita: quella della sua approvazione, tra possibili blitz delle opposizioni e l’oggettiva difficoltà che il Parlamento ha a a riunirsi nell’era del coronavirus.
M.E.