L’Italia guarda al Consiglio europeo del 23 aprile ma è in trepida attesa anche del prossimo 3 maggio, data cerchiata in rosso sul calendario della Penisola per una eventuale graduale riapertura e, quindi, per un allentamento del “lockdown“.
Già domani, in realtà, si vedrà un primo alleggerimento delle misure restrittive con l’apertura di librerie, cartolerie e negozi per neonati e bambini, come stabilito nell’ultimo Dpcm. Anche se non in maniera uniforme in tutte le Regioni. Lombardia, Piemonte e Campania, per esempio, hanno detto no e prorogato lo stop. Intanto, i decessi e i ricoveri in calo fanno respirare un pò gli ospedali e inducono gli esperti a un cauto ottimismo.
Accanto alla tutela della salute, che rimane la massima priorità del governo, però, l’esecutivo è concentrato adesso sulle misure economiche e su come modulare l’avvio della fase due. Proprio su questo è al lavoro la nuova task force capitanata da Vittorio Colao, ex amministratore delegato di Vodafone, e composta da un team di esperti per studiare le ricette e le modalità per la ripartenza.
Nel frattempo, già a partire da questa settimana dovrebbero essere erogati i 600 euro di ristoro, mentre palazzo Chigi lavora al prossimo decreto economico e punta non solo ad aumentare da 600 a 800 euro le risorse, ma pure ad estendere la platea dei beneficiari.
Ma è sul prossimo Consiglio europeo, che si riunira’ esattamente tra dieci giorni, che sono puntati i riflettori. È a quel tavolo, infatti, che si capirà se, alla fine, la proposta italiana degli eurobond per superare insieme la crisi verrà accettata o meno. Proprio su questo scommette il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l’intero esecutivo. Una proposta dirimente per l’Italia che continua a ritenere il Mes non adeguato ad affrontare uno shock simmetrico come quello prodotto dalla pandemia da Covid-19. Sia il premier che il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri puntano a “un obiettivo più ambizioso” del Mes che ritengono uno strumento non adeguato per mettere in campo le risorse che servono. Come ha spiegato Gualtieri, infatti, in merito al Fondo salva-Stati soft, “ci siamo impegnati, ma per i paesi che ne faranno richiesta, per una linea di credito senza condizionalità”.