Aleggiava nell’aria la minaccia ventilata da Donald Trump di tagliare i fondi USA all’Oms, rea di “essere troppo amichevole con la Cina” e di “aver gestito male l’emergenza Coronavirus fin dai primi giorni”.
Quelle che sembravano solo minacce, tuttavia, si sono concretizzate con la conferenza stampa di Donald Trump del 14 aprile. Nei giorni precedenti, indiscrezioni governative parlavano già di disposizioni pratiche. Ora dalla Casa Bianca, l’ annuncio ufficiale.
Un articolo del Washington Post del 13 aprile, annunciava il taglio o la sospensione dei fondi USA all’OMS a dopo Pasqua. Così è stato.
Nel 2019 gli USA hanno versato più di 400 milioni di dollari, mentre la Cina, stando al Dipartimento di Stato USA, solo 44 milioni.
Chissà se dietro agli strali lanciati contro Pechino, com’é nel suo stile, il presidente USA ha sottinteso anche un malumore verso altri partner privati.
L’Oms ha trasformato infatti nel tempo la sua struttura attraverso una rete di “donatori”, il primo dei quali risulterebbe il governo degli Stati Uniti. Seconda, già dal 2017, la Fondazione Bill & Melinda Gates, con donazioni più cospicue della Gran Bretagna.
D’altronde, come precisa lo stesso sito ufficiale dell’Oms, l’Organizzazione vede coinvolti diversi “azionisti”. Non solo, come prevedibile, i ministeri degli esteri nazionali e altre agenzie governative, ma anche quelli che chiama “influencers”: partnership, fondazioni, ong, media.
L’obiettivo attuale, continua il sito, è quello di raccogliere 14.14 miliardi di dollari per il programma di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals), spalmabile entro i prossimi 5 anni, “per assicurare” dicono, “copertura sanitaria universale e proteggere miliardi di persone in caso di emergenze sanitarie.” La revisione di Trump potrebbe compromettere questo piano.