“La fase 2 non è ancora cominciata e già volano gli stracci all’interno della maggioranza. E’ difficile pensare che il governo possa affrontare la ricostruzione in queste condizioni. Servono l’autorevolezza e lo spirito di condivisione con cui si uscì dal Dopoguerra o dagli anni del terrorismo. Creare questo spirito spettava al governo. Non è avvenuto“. Lo afferma la deputata di Fi e vice presidente della Camera Mara Carfagna in un’intervista a Repubblica in cui precisa: “nessuno di noi si vuole sostituire al Presidente della Repubblica, nei confronti del quale nutriamo la massima fiducia. La situazione nel Paese è drammatica. Le previsioni del Fmi sul calo di Pil dicono che in Europa peggio di noi c’è solo la Grecia. Per rialzarsi serve più credibilità, poi vedremo chi saprà esprimerla“. E ribadisce: “Draghi rappresenta la metafora di quel che servirebbe. Una figura stimatissima in Italia e all’estero. Magari fosse a disposizione“.
Per Carfagna, area voce libera, “bisogna evitare una crisi al buio, come ammonisce anche il Presidente della Repubblica. Sarebbe un disastro. Ma sono sicura che il Parlamento saprebbe trovare una strada alternativa” perché “confido nella capacità delle Camere di indicare una scelta per il Paese che sia all’altezza dell’emergenza“. Lega, Fdi e Fi hanno atteggiamenti diversi, tant’è che il presidente del consiglio nei giorni scorsi ha elogiato il senso di responsabilità mostrato da Berlusconi. “E’ un fatto – conferma la vice presidente della Camera – che Forza Italia abbia avuto approcci differenti rispetto a Lega e Fratelli d’Italia. Silvio Berlusconi ha ripetutamente inviato dei segnali di discontinuità, dicendo che in una situazione di emergenza si sta vicino a chi governa“.
Ad intervenire in merito tramite le pagine de La Stampa è Giorgia Meloni che dice: “Ho la netta impressione che il premier stia lisciando il pelo a Berlusconi. Non credo che Fi sia interessata, ma ho percepito in quelle parole il tentativo di allontanare da noi un alleato. Forse Conte sta cercando un piano B e con tutti i salti della quaglia che ha fatto non mi stupirebbe. Io parto da una constatazione – spiega Meloni -: i 5 Stelle sono spaccati su molte cose, il ritorno in campo di Di Battista ha acuito le loro divisioni, mi riferisco alle nomine ad esempio, ma soprattutto al Mes. Ecco, alla fine i 5S dovranno subire la posizione del Pd che al Mes vuole ricorrere. Lo stesso Conte, in quella intervista al Giornale, tra le righe fa capire che a quel meccanismo farà ricorso. Se questo accadrà, i 5 Stelle si spaccheranno e per il governo si aprirà un bel problemino in Parlamento. E’ chiaro – aggiunge – che pensano di avere bisogno dei voti di Berlusconi. Non è un caso che non vogliano un voto in Parlamento per mandare Conte al Consiglio europeo di mercoledì con il vincolo di non dire si’ al Mes: se si votasse si frantumerebbero“.
Sul fatto che neanche il centrodestra è così unito, in Europa FdI ha votato sì agli eurobond, Lega contro, Fi ha votato sì al Mes, Fdi e Lega no, commenta: “In Europa facciamo parte di famiglie politiche diverse ma se noi fossimo al governo, assicuro che avremmo trovato una posizione comune mentre chi oggi è al governo è rimasto spaccato“.
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