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Esteri

Europa: cauto ottimismo e divisioni

“Grandi progressi, impensabili fino a poche settimane fa.”
Cosi’ commenta da Facebook Giuseppe Conte al termine del Consiglio Europeo di giovedi’ 23 aprile.
http://https://www.youtube.com/watch?v=cGnw244WPOk
“Un lungo percorso, avviato con la nostra iniziativa e con la lettera dei 9 Paesi Membri, oggi segna una tappa importante: i 27 Paesi riconoscono la necessità di introdurre uno strumento innovativo, da varare urgentemente, per proteggere le nostre economie e assicurare una ripresa europea che non lasci indietro nessuno”.
Un pacchetto da 500 miliardi, a cui la Commissione Europea lavorera’ e che presentera’ entro il 6 maggio.
MES senza condizioni, finanziamenti della Banca Europea degli Investimenti e piano SURE per la disoccupazione.
Ottimismo da parte del presidente del Consiglio Ue, Charles Michel,
“lavoriamo a una maggiore convergenza, coesione e solidarietà: agiremo per dimostrarlo,”
afferma rivolgendosi all’Italia, pur tenendo presente le difficolta’ dovute alle “diverse sensibilità” in seno all’Unione.
Le differenze infatti, permangono, soprattutto su come finanziare il Recovery Fund, fra paesi del nord – Germania in testa – non propensi verso finanziamenti a fondo perduto, e quelli del sud, come l’Italia, che non intendono aggravare il bilancio nazionale.
La Francia si schiera con i secondi, “in questo momento, abbiamo bisogno non di prestiti ma di trasferimenti reali verso paesi particolarmente colpiti,” ha affermato il Presidente Mcron.
Per la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, ci vuole “un giusto equilibrio fra sussidi e prestiti.”
In ogni caso, il tutto sara’ legato al bilancio europeo per i prossimi sette anni.
E sul Recovery Fund aggiunge anche, “non parliamo di miliardi, parliamo di migliaia di miliardi.”
Secondo Conte si tratta di circa 1,5 trilioni. Ma sul MES rimane poca chiarezza.
Secondo la Professoressa di economia Politica Antonella Stirati, intervistata dall’Antidiplomatico, “resta una forte ambiguità” sull’assenza di condizioni.”
Il rischio infatti e’ che, una volta terminate la pandemia, si torni alle “consuete regole fiscali europee.”

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