Il premier Giuseppe Conte ha espresso “rammarico” dopo l’infiammato comunicato stampa della Cei che polemizza con il Governo per la scelta di non concedere la celebrazione delle messe anche nella fase 2. “I Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto – fanno sapere dalla Conferenza episcopale italiana -. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale”.
Fuoco e fiamme da ogni parte. Avvenire titola “Ferita ingiustificabile”, la ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti definisce quella di Conte una “decisione incomprensibile”. W LA CEI CHE DIFENDE I DIRITTI INDIVIDUALI!” tuona un anonimo utente twitter. Giusto perché la noia del 55esimo giorno di quarantena mi fa venire voglia di litigare, rispondo con un articolo in cui il Papa vieta l’ingresso degli omosessuali nei seminari, seguita da una frase di Francesco pescata dalla rete: “La libertà religiosa non è solo quella di un pensiero o di un culto privato. E’ libertà di vivere secondo i principi etici conseguenti alla verità trovata, sia privatamente che pubblicamente”.
Intanto dall’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) fanno sapere che “gli ebrei italiani e le loro rappresentanze istituzionali si atterranno scrupolosamente a quanto previsto nel decreto”. E ha aggiungono: “Evitiamo di alimentare polemiche“.
Con tutto il rispetto per il luoghi di culto, centro del dibattito, mi sono sempre chiesto cosa c’entri la celebrazione delle funzioni religiose con il bene dei poveri, ma questo è un tema su cui potremmo aprire aspri dibattiti filosofici. Difficile spiegare a chi ragiona in questi termini che è vietato qualsiasi tipo di assembramento non per una “volontà di proibire e controllare” ma per uno stato di necessità che ci induce a evitare di travolgere coloro che sono deboli davanti a questa malattia. Che siano questi i poveri che la Chiesa dovrebbe proteggere?!
I rapporti tra Conte e i vescovi italiani sono molto tesi, sebbene proprio le istituzioni cattoliche abbiano accolto con tacito calore questo Governo, avendo ricevuto garanzie che non verranno migliorate le leggi sulle unioni civili, non verranno introdotte nuove tasse sulle proprietà immobili del Vaticano in Italia e la laicità dello Stato rimarrà ancora a lungo una questione scritta su un foglio.
Verrebbe egoisticamente da dire: se hanno tanta voglia di ammalarsi, lasciamoli fare. Del resto come scrisse l’ateo Jorge Luis Borges, scrittore tra i più apprezzati anche da Bergoglio, nonché suo amico ai tempi in cui il futuro pontefice insegnava lettere a Buenos Aires: “È più facile morire per una religione che viverla assolutamente“.