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Silvia Romano: dopo gli squadrismi cibernetici, una festa morale senza moralismo

Il ritorno di Silvia Romano in Italia, in seguito al suo rapimento e alla sua liberazione, ha suscitato non solo una grande gioia che in questi casi risulta naturale, per non dire ovvia, ma anche tanto odio verbale e tanto odio scritto. Se sui social netwoks sono presenti molti insulti volgari e sessisti, sempre deprecabili e ingiustificabili nonché per nulla pertinenti alle questioni pubbliche coinvolte dal caso, evidentemente, viviamo in un’epoca di squadrismi cibernetici.

Le grasse frustrazioni degli odiatori sul ring del web si sono convertite in rancori aprioristici. Questi rancori, sintomo di profonda debolezza d’animo per chi li nutre e manifesta, hanno trovato l’occasione per annidarsi sul costato della dignità di una ragazza, che ha inviolabilmente diritto alla sua intima libertà senza ricevere linciaggi cibernetici.

Gli squadrismi cibernetici dell’odio incontinente nulla hanno a che vedere con i differenti, liberi nonché leciti pensieri sulla gestione statale e interstatale delle situazioni critiche come quella venutasi a creare per la nostra Silvia. Fortunatamente, Silvia Romano ha ricevuto anche e soprattutto una grande solidarietà in una festa morale senza moralismo, tanto da parte del mondo laico quanto da parte del cuore pulsante del mondo cristiano. Il ring del web si è colorato così coi colori della vita che scorre all’insegna della solidarietà, in uno spazio dialettico e in un tempo che ci è dato vivere una volta sola.

Se qualcuno purtroppo prova sentimenti di odio ortodossiologico o aprioristico, quel qualcuno è tenuto a controllare le proprie azioni espressive e le proprie manifestazioni, adeguandole al dovuto rispetto della dignità umana. Affinando la cultura della giuridicizzazione della dignità umana, il web può diventare una casa per tutti nella rispettosa manifestazione dei differenti pensieri critici, andando oltre le tifoserie spicciole e incomplete.

Si fa urgente un’azione strutturata e adeguatamente organizzata da parte della Polizia postale e delle Procure della Repubblica, per una efficace strategia di best practices nel contrasto alle sopra descritte manifestazioni di odio. Si fa urgente pure la speranza – sempre ultima a morire, si sa – che le scuole continuino, anche nelle attuali modalità web di svolgimento delle lezioni, a sostenere tra gli adolescenti la cultura del rispetto civico. Il 14 maggio, virtuosamente, il Comune di Francavilla Fontana (in provincia di Brindisi) ha istituito la figura dell’osservatrice/osservatore del linguaggio, per sperimentare con l’ausilio di competenze sociolinguistiche un percorso idoneo a contenere e contrastare le espressioni di odio che circolano sui social.

Il nobile auspicio, per il proseguimento della nostra civiltà nei suoi fluidi spazi cibernetici, consiste nella necessità che i minorenni crescano e maturino sempre più respirando i profumi delle espressioni varie e pluraliste della cultura dell’amore. La cultura del rispetto non teme il confronto dialettico, bensì lo promuove scegliendo sempre i metodi più umani e civili, riconoscendo negli occhi dei diversi interlocutori la dignità che vi dimora.

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