”Il Dl Rilancio pubblicato in Gazzetta Ufficiale contiene una serie di norme per tentare di accelerare il pagamento della cassa in deroga. Per ottenere questo risultato le nuove 5 settimane di cassa integrazione in deroga fino al 31 agosto e le ulteriori 4 settimane per i mesi di settembre e ottobre saranno autorizzate dall’Inps e non più dalle regioni. A questo si aggiunge il riconoscimento di un anticipo del 40 per cento della prestazione dovuta e un successivo saldo”.
Lo afferma il consulente del lavoro Enzo De Fusco, che fa emergere dal provvedimento dettagli importanti sull’iter delle tutele per lavoro e imprese. ”Purtroppo, seppure sia cambiato l’Ente che autorizza le domande, anche questa volta la procedura studiata è molto complessa – continua De Fusco – Il Dl Rilancio prevede che prima sia emanato un decreto interministeriale Lavoro ed Economia per regolare le modalità di attuazione della disposizione e la ripartizione delle risorse. La legge inoltre demanda all’Inps di regolamentare le modalità operative del procedimento. Pure ipotizzando che tutti saranno tempestivi, in ogni caso, il decreto legge stabilisce che le domande all’Inps non potranno essere presentate prima di 30 giorni dall’entrata in vigore. Con una conseguenza ben precisa: le molte aziende che hanno già terminato le vecchie 9 settimane non potranno presentare le domanda prima di fine giugno“.
“Considerando poi che le aziende avranno 15 giorni per studiare le nuove procedure e presentare la domanda e l’Inps avrà ulteriori 15 giorni per approvarle e disporre il pagamento dell’anticipo del 40 per cento, non è difficile prevedere che il pagamento del solo acconto delle prime 5 settimane previste dal Dl Rilancio non arriverà prima di metà luglio. Quindi i lavoratori anche con questa nuova procedura dovranno attendere due mesi prima di vedere una parte dei soldi della cassa integrazione. Ma anche sul fronte dei datori di lavoro c’è una complessità: le aziende sono tenute ad inviare due volte all’Inps le informazioni per il pagamento della cassa integrazione, la prima volta trasmettendo i dati per il pagamento dell’acconto e una seconda volta per trasmettere i dati per il pagamento del saldo. Peraltro – conclude l’esperto – con il metodo dell’acconto i lavoratori potrebbero essere costretti a restituire le somme ricevute dall’Inps, visto che in questa fase di forte incertezza economica l’effettiva cassa integrazione utilizzata sul singolo lavoratore potrebbe risultare inferiore al 40 per cento dell’acconto che è calcolato invece sulle ore programmate”.