Giovedì 4 giugno si è svolto Gavi, il Summit Globale sui vaccini, ospitato virtualmente dal governo britannico.
L’obiettivo, come descrive l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, è “proteggere le prossime generazioni e ridurre l’ineguaglianza sottoponendo a vaccini un numero addizionale di circa 300 milioni di bambini.”
La stessa organizzazione dà il benvenuto allo stanziamento di nuovo fondi al fine della missione.
Lo conferma chiaramente il primo Ministro britannico Boris Johnson in apertura della conferenza, “Per i prossimi 5 anni abbiamo bisogno di almeno 7,4 miliardi di dollari.”
“Grazie ai vaccini, centinaia di milioni di morti sono state prevenute,” ha poi commentato Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale dell’Oms, “La poliomelite è stata quasi del tutto sradicata, e negli ultimi anni sono stati resi disponibili vaccini contro Ebola e malaria.”
Un dibattito vivace con una tempistica straordinaria, in piena crisi da Covid e subito dopo uno scandalo che, come abbiamo visto, ha visto protagonista proprio l’Oms e uno studio di The Lancet che comprometteva l’uso della clorochina nel trattamento dei pazienti da Coronavirus.
Il controverso studio è poi stato ritirato, consentendo di continuare i test sul farmaco in parallelo a quelli sui vaccini.
Secondo l’Oms, con l’assicurazione di questi fondi il Gavi sarà in grado di mantenere l’immunizzazione nei paesi più poveri, “mitigando l’impatto della pandemia da Covid-19.”
Quello della settimana scorsa ha tutte le vesti di un summit inter-governativo.
Ma è proprio così?
Dal sito ufficiale, si apprende che l’organizzazione Gavi, entità mista di pubblico e privato fondata 20 anni fa, lavora in partnership con l’Oms, l’UNICEF, la Banca Mondiale e la Bill & Melinda Gates Foundation.
Quest’ultima in particolare fu l’elemento chiave per la nascita del Gavi, donando all’epoca 750 milioni di dollari.
Contribuiscono poi, continua il sito, non meglio precisati “donatori”, fra cui governi sovrani, fondazioni del settore privato, corporation, ONG, associazioni di professionisti, istituti di ricerca, ma soprattutto “produttori di vaccini, inclusi quelli nei mercati emergenti”.
Ora, fra le nuove partnership, troviamo anche la Banca per gli Investimenti Europea e la Federazione Internazionale della Croce Rossa.
La missione fondamentale, riporta chiaramente Gavi, è quella di fornire ai paesi poveri “un tremendo potere di negoziare i prezzi dei vaccini, rendendoli accessibili e rimuovendo i rischi commerciali che prima impedivano ai produttori di rifornire quei paesi.”
Tutto chiaro, no?
Spirito umanitario quindi o conflitto d’interesse?
Al summit internazionale sui vaccini hanno preso parte virtualmente rappresentanti di 52 paesi, ma non tutti hanno accettato.
Invitato dal governo britannico, il presidente russo Vladimir Putin, riporta Reuters, ha declinato l’invito.
Non sono state specificate le motivazioni.