“Ad oggi non esiste il rischio di una ‘cyber-guerra’, ma ci sono due tendenze che vanno considerate: circa la prima, assistiamo negli Stati Uniti una serie di attacchi che ‘Anonymous’ muove alle istituzioni come risposta agli episodi di razzismo da parte della polizia. ‘Anonymous’ è presente anche nel nostro Paese, così come lo è in tutto il mondo; non è un’organizzazione, ma bensì una costellazione di attivisti telematici. Prendono il nome da una maschera che ricorda Guy Fawkes, un inglese che nel 1605 tentò di bruciare la Camera dei Lord e che è entrata nell’immaginario collettivo dal 2006 con il film ‘V per Vendetta’. Il loro temi sono l’anticapitalismo, la tutela dei beni pubblici, l’antimilitarismo, l’antiautoritarismo e l’ambiente. Oggi si sono inseriti nelle proteste americane che sono in linea con la loro visione. Anonymous è catalogato tra gli ‘hacktivist’ ovvero gli attivisti telematici, antagonisti che, a differenza di coloro che nelle manifestazioni di piazza compiono gesti violenti verso i simboli dei loro temi di lotta, compiono azioni di disturbo telematico nei confronti degli stessi obiettivi.
È molto difficile che strutturino in un partito, anzi lo ritengo improbabile; il rischio vero è quello della ‘frattura sociale’, perché nella soluzione di continuità che si crea risulta difficile controllare le derive anche di questi movimenti anche destrutturati. Prendiamo gli Stati Uniti: fin dagli anni della moderata presidenza Obama, abbiamo assistito, stranamente, ad una radicalizzazione delle posizioni politiche ed all’acuirsi delle disparità sociali: questo ha portato ad una ‘frattura’ che è terreno fertile per movimenti come Anonymous, Antifa, come le opposte organizzazioni suprematiste. Da noi, la stagione post-covid, se non ben gestita nei prevedibili problemi di tipo economico e sociale, potrebbe portare ad una ‘frattura sociale’ e ad azioni sicuramente violente, ma anche a fenomeni di imbarbarimento delle relazioni. La seconda tendenza è in qualche modo collegata: in un mondo in recessione, il rapido miglioramento del know-how aziendale diventa cruciale in una competizione più aspra. I fenomeni di hackeraggio tendenti al ‘furto’ di dati per ottenere vantaggi competitivi illeciti, potrebbe diventare più sofisticato e diffuso”. A renderlo noto al “Tg3 Post” di oggi è stato Paolo Poletti, già Vicedirettore dell’intelligence nazionale e generale della Guardia di Finanza, oggi Presidente di Sicuritalia Security Solutions.