Tra i primi a dover fare le valigie è il presidente del Coni Giovanni Malagò
Prima lo svuotamento del Coni, adesso la volata finale per la riforma sullo sport. Sarà un’estate calda e un autunno torrido quello attorno allo sport italiano e soprattutto in seno alle singole Federazioni Sportive Nazionali che sono 45 alle quali si aggiungono le 19 Discipline Sportive Associate. Il ministro dello sport Vincenzo Spadafora è stato chiaro, “ci sono presidenti federali che stanno li’ da circa 30 anni, dai tempi della lira” aggiungendo che “si tratta di un’occasione unica per aggiornare le norme che regolano il mondo dello sport e superare problemi troppo a lungo rimasti in sospeso”. La bozza del Testo unico dello sport è stata inviata al Governo e alle forze politiche. La riforma dello sport parla di un mandato massimo di tre mandati (12 anni) sia per presidenti di federazioni (o discipline) ma anche per i consiglieri federali. Per il presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano le legislature potrebbero essere al massimo due. Certo, impossibile poter ambire allo storico primato di Giulio Onesti ai vertici del Coni che tra commissario e presidente è stato in carica 34 anni (dal 1944 al marzo 1978).
Gli organici delle federazioni nazionali rispetto ad una decina d’anni fa sono già stati assottigliati. Con la riforma dello sport sarebbero a rischio circa un migliaio di incarichi tra presidenti, vice e consiglieri. Lo slittamento delle Olimpiadi di Tokyo 2020 al prossimo anno causa coronavirus, ha inevitabilmente portato a qualche cambiamento anche per il rinnovo delle cariche federali che talvolta sono anche legate alle elezioni degli organismi internazionali. Sono diversi gli alti dirigenti italiani, quasi sempre legati ad una forza politica, che fanno parte dei board di federazioni, associazioni o leghe mondiali ed europee. Tra i primi a dover fare le valigie è il presidente del Coni Giovanni Malagò che siede a Palazzo H dal 19 febbraio del 2013. Il numero uno dello sport italiano, molto apprezzato sullo scacchiere internazionale e in particolare in seno al Comitato Olimpico Internazionale (il presidente Thomas Bach lo ha voluto membro a titolo individuale), attualmente sta concludendo il secondo mandato essendo stato rieletto nel maggio del 2017. Nell’autunno del 2021 il presidente Malagò, che a passione, dedizione e interessamento dello sport avrebbe ampio consenso in gran parte del Paese, rischia di non potersi ripresentare. Certo, Malagò è membro Cio e proprio per questo potrebbe esserci in qualche modo “un’eccezione”. Altro interrogativo sulla riforma dello sport è l’influente parere del Comitato olimpico internazionale che ha la facoltà di sospendere, in caso di ingerenze da parte dei governi, anche il comitato olimpico nazionale. Se la riforma sarà approvata entro l’estate ci sono circa 16 presidenti federali che rischierebbero di dover lasciare l’incarico.
La Federazione Italiana Nuoto prova a giocare d’anticipo e ha indetto le elezioni per il 5 settembre. Se entro questa data sarà approvata la legge-delega sulla riforma dello sport, il presidente uscente Paolo Barelli non potrà più ricandidare essendo già al quinto mandato. Barelli è, infatti, presidente degli sport acquatici italiani dal 2000 e dal 2012 capo della Len, la lega europea di nuoto. Come ha detto Spadafora effettivamente ci sono presidenti che risalgono ai tempi della lira. Presidenti da 27 anni, mese più, mese meno, sono Sabatino Aracu negli Sport Rotellistici (Fisr) e Luciano Rossi della Federazione Italiana Tiro a Volo. Quest’ultimo è stato riconfermato sei volte dal 10 settembre del 1993. A capo della Federazione Italiana Motonautica dal 1997, c’è Vincenzo Iaconianni. Sono già al quinto mandato, ovvero dal 2001, Angelo Binaghi, presidente della Federazione Italiana Tennis, Ugo Claudio Matteoli (Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee), Mario Scarzella, capo della Federazione Italiana Tiro con l’Arco e Franco Chimenti, il grande capo della Federgolf, gia’ presidente vicario del Coni. E’ in corso il quarto mandato (in carica dal 2005) per Luciano Buonfiglio, presidente della Federazione Italiana Canoa Kayak, Renato Di Rocco della Federciclismo, Antonio Urso, della Federazione Italiana Pesistica, Giorgio Scarso della Federscherma, Felice Buglione (Federazione italiana discipline armi sportive da caccia) e Maurizio Casasco (Federazione Medico Sportiva Italiana). Terzo mandato per Gianfranco Ravà della Federazione Cronometristi. Da verificare la posizione del numero uno della Federbasket, Gianni Petrucci che aveva già guidato la Fip dal 1992 al 1999 e, dopo essere stato presidente del Coni, e’ nuovamente in carica dal 2013. Angelo Sticchi Damiani è presidente dal 2012 dell’Aci. Gabriele Gravina, presidente della Federcalcio da un mandato, non dovrebbe risentire della “rivoluzione” anche se ha cinque legislature da consigliere federale. La riforma toccherebbe anche l’antidoping (Nado Italia) con un solo mandato per il responsabile, incarico oggi ricoperto dall’ex comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli.