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Casa Dem: Zingaretti mette (finalmente) mano alle correnti

Dopo la vittoria alle Regionali che ne ha rafforzato la posizione dentro il partito, Nicola Zingaretti è pronto a dare il suo “assalto al cielo”, mettendo in discussione le correnti interne al Partito Democratico, vero tallone di Achille di ogni segretario, dal 2007 ad oggi. Zingaretti è convinto che da qui passi il rilancio definitivo, suo e del suo partito. Ma non solo: un Pd forte e inclusivo, spiega in una lettera al portavoce delle Sardine Mattia Santori, è la base per una efficace azione di governo. “Occorre una organizzazione nuova al nostro interno” e questo “Significa mettere in discussione un sistema di correnti a canne d’organo dove si intende racchiudere tutto, lasciando fuori coloro che non si vogliono arruolare”. Non è un caso che Zingaretti ne parli proprio alle Sardine, un movimento nato dal basso il cui attivismo è risultato importante – se non determinante – per la vittoria in Emilia-Romagna. Un obiettivo, quello del coinvolgimento di ampi pezzi di società nella vita del partito, che Zingaretti insegue fin dalla sua candidatura a segretario, quando fece entrare nella sua “Piazza Grande” – nome con cui battezzò la sua mozione congressuale – sindaci, associazioni, comitati civici, realtà del terzo settore. 

Le correnti, tuttavia, non sono destinate a sparire, ma a diventare “aree creative di pensiero, di cultura, di egemonia progettuale e ideale”. Come? Collegando “gli eletti alle varie aree del Paese e non ai capicorrente”. Insomma, gli eletti dovranno rispondere ai loro territori e non a capi di qualche tipo. A cascata, e conseguirà un rinnovamento del gruppo dirigente, composto da persone di “alta qualità”. Passa anche da questo lavoro interno al partito il rilancio dell’azione di governo che Zingaretti vede procedere a rilento. A un anno dal varo del Conte II, scrive nella lettera, “rimangono lentezze, distanze tra gli alleati della maggioranza che si è costituita, provvedimenti ritardati e zone non marginali di diffidenza e anche di sofferenza tra i cittadini e settori significativi della società italiana. Ecco perché chiedo una maggiore unità delle forze politiche. Perché dopo l’emergenza occorre ricostruire. E per ricostruire ci vuole sincerità e visione unitaria sui compiti che ci aspettano. Naturalmente in un pluralismo di idee e nella differenza tra i partiti che governano; i quali, tuttavia, non si possono sentire avversari piuttosto solidali in un’impresa comune”, aggiunge Zingaretti. Una visione di insieme, strategica e che abbia come fine quello di fare uscire l’Italia dalla crisi meglio di come vi era entrata. Un obiettivo che Zingaretti ha messo al centro del vertice che si è tenuto oggi e al quale hanno partecipato, oltre al vice segretario e ai ministri dem, anche i presidenti della Conferenza delle Regioni, dell’Anci e dell’Upi. Realtà che dovranno avere un ruolo importante nella messa a punto del Recovery Plan. 

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