L’Inps rimane sotto i riflettori e non solo per la questione dello stipendio del presidente Pasquale Tridico. Gugliemo Loy, presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’istituto pensionistico, ha infatti rivelato una problematica non certo positiva per il mercato del lavoro italiano: i ritardi nei pagamenti della cassa integrazione. A Radio 24, Loy ha messo in chiaro come ci sia “ancora un intoppo. Secondo le nostre tabelle il differenziale tra le domande presentate e quelle autorizzate è ancora alto, siamo intorno alle 200mila domande che comprende domande più recenti e domande più anziane”. Insomma, 200mila domande non risultano ancora evase.
“Il professor Tridico – aggiunge Loy – per mesi ha elaborato tabelle e dati sul pagamento, ma dal periodo dello scivolone ‘pagheremo tutti’ dall’istituto non esce più niente. E’ quindi sempre un tema di trasparenza. C’è una parte alta in ritardo di un mese, e alcune parti significative in ritardo di un paio di mesi. Quello che temiamo è che, con il decreto di agosto, si accumulino domande con procedure più difficili, il legislatore ci mette del suo a non semplificare e l’istituto non ha reagito abbastanza nel chiedere al legislatore di fare procedure più semplici”.
In tutto questo non è mancato un passaggio di Loy proprio sulla bagarre degli ultimi giorni. “E’ mancata completamente la comunicazione – afferma -. Proprio perché si viene da quel mondo che in queste settimane si è scagliato contro la casta, quando si prende una decisione relativa al quantum deve prendere il presidente va rivendicato e fatto un comunicato, non solo ufficiale, ma è necessario spiegare, perché bisogna evitare ogni idea del sotterfugio e del nascosto”.
“Le delibere del consiglio di amministrazione sono pubbliche ma con grande lentezza vengono pubblicate, su un argomento così delicato andava rivendicato fino in fondo, la cifra mi sembra in linea e anche proporzionata alla funzione del presidente”, ha aggiunto il presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps. Dal canto suo, Tridico, in un’intervista al Corriere Della Sera, ribadisce quanto sostenuto negli ultimi giorni e in particolare la sua intenzione di non rassegnare le dimissioni. Che invece l’opposizione continua a invocare. “Non chiedo le dimissioni per l’aumento di stipendio ma per il fatto che ci sono ancora 500mila lavoratori senza Cig. Il presidente dell’Inps visto che fa un lavoro importante deve sicuramente esser ben pagato, ma questo discorso varrebbe se l’Inps funzionasse bene. L’aumento dello stipendio di Tridico poi non è stato deciso quando stavamo noi al governo. Sono balle. E’ stato deciso fra luglio e agosto di quest’anno”, rimarca il leader della Lega, Matteo Salvini.
Una frecciata arriva anche da Matteo Renzi, secondo cui “il problema dell’Inps non è lo stipendio del presidente ma il funzionamento della macchina. Chi di populismo ferisce, di populismo perisce. E vanno scelti quelli bravi, anche se non la pensano come te”. Il leader di Italia viva da premier aveva puntato su Tito Boeri, e anche lui avanza dubbi sulla vicenda. “Credo che il compenso del presidente dell’Inps Tridico fosse un po’ strano: io prendevo 103mila euro, lui meno, ma addirittura meno di altri dirigenti che hanno responsabilità minori del presidente”, sottolinea Boeri, “anziché recuperare la cifra corrispondente all’aumento da tagli a delle voci come quella dei servizi postali e in altri modi poco trasparenti, forse si sarebbe potuto prenderli dalle spese della dirigenza”. Insiste invece nella difesa di Tridico il Movimento 5 Stelle, che parla di “colossale fake news”, montata contro l’Inps e il ministero del Lavoro “per colpire noi e il governo Conte”.
Rosario Murgida