Per Washington è prendere o lasciare: il trattato New START va ampliato aggiungendo il congelamento delle testate nucleari e controlli più stringenti.
Ma per la Russia, circondata da basi militari americane, la proposta è inaccettabile e il presidente, Vladimir Putin, lancia la controfferta: rinnovare l’accordo in scadenza il prossimo febbraio per un anno senza precondizioni, dandosi così tempo a sufficienza per condurre negoziati in piena regola.
Gli Usa non ci stanno.
Sullo sfondo, intanto, l’aeronautica militare della Germania si addestra, assieme ai suoi partner, tra cui l’Italia, alla difesa del territorio della Nato con l’ausilio delle bombe nucleari statunitensi.
Quest’anno le esercitazioni “Steadfast Noon” si svolgono nella Renania Settentrionale-Vestfalia. Kirghizistan: si va a nuove elezioni
Il presidente del Kirghizistan, Sooronbay Jeenbekov, non vuole essere ricordato come un leader sanguinario, dunque ha dato le dimissioni.
Dopo il rifiuto dello speaker del Parlamento, Kanat Isaev, di prendere il posto di Jeenbekov, ad assumere le funzioni di presidente è stato il primo ministro, Sadyr Japarov, evaso dal carcere nel corso delle proteste con l’aiuto dei suoi sostenitori.
È tornato in carcere, invece, l’ex presidente, Almazbek Atambayev, anche lui liberato nei giorni scorsi dai manifestanti.
Nel frattempo, Mosca ha interrotto gli aiuti finanziari al Kirghizistan fino al ripristino della stabilità politica nel Paese.
La Commissione Elettorale centrale kirghisa propone di condurre nuove elezioni parlamentari il 20 dicembre, dopo l’apporto di alcune modifiche alla legge elettorale, tra cui l’abbassamento della soglia di sbarramento.
Tra Armenia e Azerbaigian nessuna tregua
La nuova tregua umanitaria annunciata dall’ufficio stampa del presidente del Nagorno Karabakh, in vigore dalla mezzanotte del 18 ottobre, è morta sul nascere.
Sia Baku sia Erevan hanno denunciato violazioni da parte del nemico.
La situazione si è fatta ancora più tesa dopo l’attacco missilistico di sabato su Ganja, la seconda città dell’Azerbaigian, di cui Baku ha accusato l’Armenia.
Il presidente azero, Ilham Aliyev, ha promesso risposte simmetriche.
Nel frattempo, l’Iran, che osserva con preoccupazione la situazione ai suoi confini settentrionali, ha festeggiato, domenica, la fine dell’embargo Onu sulle armi.
In Israele, intanto, l’Alta corte di giustizia ha respinto una petizione che chiedeva il divieto di vendita di armi israeliane all’Azerbaigian: secondo i giudici mancherebbero le prove sul loro utilizzo in crimini di guerra contro l’Armenia.
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