Connect with us

Hi, what are you looking for?

Esteri

Piano quinquennale cinese, grande attenzione alla sicurezza nazionale

Rispetto al suo predecessore, più incentrato su cooperazione economica, educativa e culturale, il XIV piano quinquennale cinese presterà una maggiore attenzione alla questione delle interferenze esterne nelle regioni amministrative speciali di Hong Kong e Macao e all’integrazione di Taiwan.


“Ci saranno numerosi fattori instabili e incerti nell’ambiente esterno nel prossimo periodo”, e “molti rischi e pericoli nascosti potrebbero avere un impatto sullo sviluppo economico interno”, ha osservato il presidente, Xi Jinping, nel presentare le proposte.
Consapevolezza nazionale ed educazione al patriottismo tra le armi di cui potrebbe servirsi il Partito per irrobustire la sicurezza nazionale, oltre alle prospettive di sviluppo economico con cui Pechino si prefigge di vincere la reticenza di Taiwan alla riunificazione.
Inoltre la Cina intende accelerare la modernizzazione dell’esercito di pari passo con la crescita economica del Paese. Come ha sottolineato il leader cinese, “la sicurezza è un requisito fondamentale per lo sviluppo, mentre lo sviluppo garantisce la sicurezza”.
Il Pentagono, nel frattempo, ha avviato la sostituzione dei propri addetti militari in tutta una serie di ambasciate in giro per il mondo, con il possibile intento di riorganizzare le risorse in chiave anti-cinese e anti-russa.
 
Esito presidenziali USA, scontro fra paradigmi    

“La distopia elettorale statunitense sta ora sigillando il fallimento umiliante della ‘democrazia’ liberale occidentale: che tipo di ‘scelta’ viene offerta da Trump o da Biden?
Ciò sta avvenendo mentre l’ultra-efficiente e continuamente demonizzato ‘Partito Comunista cinese’ sviluppa la road-map per i prossimi 5 anni.
Washington non riesce neppure a pianificare quel che succederà il giorno dopo.”
Così commenta l’analista politico Pepe Escobar in un articolo uscito il 3 novembre e censurato da Facebook o, per dirla con le parole dell’autore, dal “Ministero della Verità.”
Qualsiasi sia l’esito delle elezioni americane, infatti, sembra proprio che sarà  “il paradigma neoliberista” ad essere messo in discussione.
L’asse sino-russo, demonizzato a correnti alterne e in misure diverse da entrambi i candidati, guarda avanti in senso pragmatico, insiste Escobar.
La sfida posta dal Covid ai meccanismi socio-industriali in atto e’ già in corso, con Pechino già all’avanguardia su Intelligenza Artificiale, robotica e persino fisica quantistica, mentre Mosca, dal vertice di Valdai, si richiama al ruolo centrale dello stato per adattare pragmaticamente la società ai cambiamenti in essere.
I governi occidentali invece pendono dalle labbra di grandi entità internazionali.
Il World Economic Forum e i media collegati, parlano in maniera altisonante di “Quarta Rivoluzione Industriale” e “Great Reset“, ma i vari stati non hanno altra risposta se non  rinchiudere i propri cittadini in casa o al massimo, come ha dichiarato il PM britannico Boris Johnson, dare vaghe speranze rispetto a nuove figure lavorative post-Covid, fornendo a studenti e lavoratori licenziati del training gratuito.
“Too little, too late,” recita il detto inglese. Troppo poco, troppo tardi.
Pechino vi ha già lavorato da un pezzo.
Un’Europa blindata attende l’esito americano
Mentre si svolge lo spoglio del voto americano, che potrebbe protrarsi per alcuni giorni, ad attenderne l’esito vi  è un continente blindato, quasi nella sua interezza: l’Europa.
La maggior parte degli stati, infatti, alle prese con la “seconda ondata” di casi positivi al Covid, si trova in regime di lockdown nelle sue molteplici varianti e neologismi.
Alcuni proprio in queste ore, come la Gran Bretagna, per esempio, alle prese con un lockdown nazionale dalla mezzanotte di mercoledì 3 novembre, dopo aver tentennato applicando restrizioni diverse a macchia di leopardo sul suo territorio.
La Francia è già in lockdown da venerdì’ 30 ottobre, il Belgio in coprifuoco dal 2 novembre, come pure la Germania, l’Olanda è già in parziale lockdown dal 13 ottobre,  l’Italia  è in “coprifuoco” variegato, divisa in zone rosse, arancioni e verdi dal 4 novembre, la Spagna è in “stato di emergenza” dal 25 ottobre, il Portogallo applica lockdown locali dal 4 novembre, l’Austria  è in lockdown parziale dal 3 novembre, mentre la Repubblica Ceca è stata il primo paese in assoluto ad annunciare il lockdown nazionale il 22 ottobre, con scadenza proprio il 3 novembre ma guarda caso esteso e la Polonia si avvia verso ulteriori restrizioni mentre scriviamo.
Fra le poche eccezioni, come risaputo, la Svezia.
Tutte misure che dureranno circa un mese, giusto il tempo, come dicono in gergo anglosassone, di “rompere il circuito” virale.
Ma la tempistica suggerisce che i lockdown daranno anche del tempo utile per “digerire” i risultati delle elezioni americane, i cui candidati esprimono in maniera perfettamente speculare i sentimenti polarizzati del pubblico rispetto alla risposta al Covid.
Il partito delle restrizioni contro il partito dell’economia aperta.
Tutte le altre questioni sono state messe pressoché nell’ombra, così come successe con le ultime elezioni britanniche, di fatto un altro referendum sulla Brexit. Guardiamo alle date.
Sara’ un caso che la risposta europea alla “seconda ondata” scatta in contemporanea con il grande appuntamento elettorale statunitense?
Aggiungiamo poi ai lockdown un altro elemento: il ritorno sulla scena del fattore terrorismo.
Gli attentati di Nizza e Vienna – quest’ultimo avvenuto il giorno prima del lockdown nazionale – hanno ulteriormente elevato la soglia di paura collettiva, contaminando anche i paesi non ancora affetti da attentati, come la Gran Bretagna, che ha innalzato il livello di allarme terroristico da “considerevole” a “serio”.
Insomma, rinchiudersi in casa contro il Covid e contro i probabili attentati, entrambi “nemici invisibili”.
La connessione fra i due “nemici” non l’abbiamo fatta di certo noi.
Ci hanno pensato i media mainstream ed alcuni “esperti”, il cui linguaggio  è giunto ad equiparare gli “asintomatici” ai “terroristi”.
Repubblicratici per la difesa
Come riferisce il consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Robert O’Brien, l’amministrazione Trump ha in programma un grande ampliamento della flotta navale per far fronte alla “minaccia cinese”.
Spendiamo 3 miliardi al mese in Afghanistan. Potremmo usarli per costruire tre fregate al mese”, ha detto O’Brien ai giornalisti.
In caso di vittoria di Biden, il confronto strategico con la Cina resterà comunque in cima alla lista di priorità della Casa Bianca, ma con un occhio di riguardo per le “tecnologie innovative” e per gli investimenti in “diplomazia, potere economico, istruzione e scienza”.
Inoltre, stando al sito di notizie The New Arab, Biden seguirà il solco tracciato da Trump in Siria, chiedendo riforme politiche significative, mantenendo la presenza militare nel Nord-Est – zona di pozzi petroliferi – e le misure sanzionatorie.
Posizioni diverse, almeno a parole, per quanto riguarda l’export di armi all’Arabia Saudita, la modernizzazione della triade nucleare e l’adesione degli Stati Uniti ai trattati internazionali sul controllo degli armamenti.
Su quest’ultimo punto, il candidato democratico si mostra propenso ad accettare la proposta di Mosca per un rinnovo senza precondizioni del Trattato New START, e non esclude un ritorno degli Usa nell’accordo sul nucleare iraniano .
Per l’amministratore delegato di Boeing, Dave Calhoun, non importa chi vincerà le presidenziali americane.
“Penso che entrambi i candidati sosterranno le industrie della difesa“, “lo faranno in modi diversi e avranno sicuramente squadre diverse, ma non credo che prenderemo posizione sul fatto che uno sia migliore dell’altro”, affermava nel luglio scorso Calhoun.
Le donazioni ai candidati Usa nel 2020 da parte delle aziende della difesa sembrano sostenere la sua tesi.
News a cura di Giulia Zanette e Leni Remedios per Andromeda Project News
in collaborazione con ecodaipalazzi.it
Video editing Nicola Alberi

 

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Leggi anche ...

++++

Il grido di dolore della conduttrice radiofonica ed opinionista televisiva Emanuela Falcetti: “Qualcuno mi spieghi perché le bombole per l’ossigeno in molte zone d’Italia si...

Esteri

“I vaccini a mRNA contro il Covid-19 potrebbero essere pericolosi a lungo termine?”. Per trovare una risposta alla domanda che si stanno facendo in...

In evidenza

Oggi in apertura di seduta, prima delle comunicazioni del premier Mario Draghi in vista del Consiglio europeo, il presidente della Camera Roberto Fico ha...

CULTURA

E’ la svendita di un patrimonio architettonico e artistico inestimabile, un altro tassello del depauperamento del patrimonio capitolino. Palazzo Odescalchi, una delle espressioni più...

Copyright © 2015 EcodaiPalazzi.it