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Caos governo-regioni, anche il M5s è per la riforma del Titolo V°

Roma, 4 giu. (askanews) - Gli europarlamentari M5s Piernicola Pedicini, Ignazio Corrao e Rosa D'Amato sono stati sospesi dal Movimento per un mese. La decisione dei probiviri, di cui dà notizia lo stesso Pedicini su facebook, arriva per il voto contrario a Strasburgo espresso dai tre esponenti pentastellati sul pacchetto di aiuti Ue nell'emergenza coronavirus. Corrao e D'Amato sono stati sospesi anche dal ruolo di facilitatori. "La mia, la nostra, contrarietà - precisa Pedicini - non era ad un pacchetto per la ripresa economica in Unione Europea, era una contrarietà ad una risoluzione politica che all'interno conteneva la polpetta avvelenata del MES. La nostra posizione riguardava una battaglia per noi identitaria e nella quale abbiamo creduto fin dall'inizio, battaglia per la quale oggi più che mai bisognava tenere la schiena dritta! In tutto questo c'era la consapevolezza che così facendo avremmo trasgredito una regola accettata all'atto della candidatura, quella di adeguarsi alla decisione di maggioranza espressa in delegazione. Tuttavia c'era anche la certezza che facendo diversamente avremmo trasgredito una regola molto più importante, perché traduzione di un patto siglato con i cittadini, quella della fedeltà al programma elettorale. E i nostri programmi elettorali hanno sempre previsto la contrarietà al MES". "Naturalmente - sottolinea Pedicini - rispetterò il verdetto dei probiviri che ringrazio per aver tenuto conto del contenuto riportato nella memoria difensiva e non farò nessun reclamo".

La guerra dei colori ha ridato la stura all’annoso tema della riforma del Titolo V della Costituzione, che regola i rapporti fra lo Stato e le Regioni. A riportarlo in auge è stata la suddivisione dell’Italia in aree gialle, arancioni e rosse, che ha sollevato più di una polemica fra i governatori “colpiti” dalle nuove misure restrittive anti-covid. La questione potrebbe essere affrontata in uno dei tavoli che entro un mese dovranno fare il tagliando alla maggioranza, come stabilito nel vertice a Palazzo Chigi fra i leader delle forze al governo e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Che se ne discuta lo chiede Matteo Renzi. E sono arrivate aperture anche dai Cinque Stelle, finora fra i meno propensi. Pd e Leu ne parlano da tempo. Ora il dibattito si sposta sul campo di azione. A Renzi non dispiacerebbe spingere la riforma un pò più in là: “I 5 Stelle – si è sbilanciato il leader di Iv – hanno detto che sono d’accordo anche sul far dare la fiducia a una sola Camera, che è il tema del superamento del bicameralismo paritario”.

Ma il M5s frena: non è così, va bene intervenire, ma che sia in maniera chirurgica, solo sulla ripartizione delle competenze fra Stato e Regioni in tema di sanità. Renzi riparte da quella “sua” riforma poi bocciata. “Quattro anni fa – ricorda – avevamo proposto di inserire la clausola di supremazia che, in casi di emergenza, permette allo Stato di bypassare le Regioni”. Anche per il ministro delle Autonomie, Francesco Boccia, quel tipo di soluzione “ha una sua correttezza”. Ma il governatore della Liguria, Giovanni Toti, prospetta una strada opposta e auspica riforme che vadano “in una direzione quasi federalista: siamo tra le regioni che hanno chiesto una maggiore autonomia diversificata”.

Anche la Lega, con il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo, difende “Regioni ed enti locali, che sono l’unico presidio ormai accanto ai cittadini”. La questione è complessa e trasversale. Già nel 2019, tre Regioni hanno avviato un percorso per vedersi riconosciuta una maggiore autonomia: Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Ma l’emergenza covid ha congelato l’iter. Come è successo con il gruppo di lavoro composto dai capigruppo di Camera e Senato e delle commissioni parlamentari, che si stava occupando del tema. Per Paola Taverna (M5S), il punto di partenza è chiaro, e ha già depositato un disegno di legge in Senato: “Una delle cose che questa pandemia ci ha insegnato – ha detto – è che avere sistemi sanitari regionali diversi è stato un fallimento. La sanità deve essere una cosa sola da nord a sud. Equa, universale ed efficiente per tutti”.

Un concetto che il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando, ripete da tempo. E ora rincara: “L’assegnazione di una regione alla zona rossa non è una pagella – spiega – Francamente siamo di fronte a reazioni ridicole e incomprensibili” dei governatori. Poi c’è un altro aspetto, fondamentale: il fattore tempo. L’emergenza covid c’è adesso, mentre le riforme maturano lentamente. Per questo, il capogruppo Pd in Commissione Affari costituzionali della Camera, Stefano Ceccanti, ha proposto “una commissione ad hoc, di parlamentari dedicati a tempo pieno, come per il Copasir”. Insomma, il titolo del tema è uguale per tutti. L’idea di come svilupparlo no.

                                   Giampaolo Grassi

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