Pochi giorni fa il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione (n. 2896 del 17 dicembre 2020) con la quale ha invitato le Istituzioni dell’Unione a costituire un’ulteriore formazione nel Consiglio dell’Unione europea dedicata alla parità di genere. Attualmente, le formazioni del Consiglio sono 10, a seconda delle materie trattate (1.Affari generali, 2.Affari esteri, 3.Economia e finanza, 4.Giustizia e Affari interni, 5.Occupazione, politica sociale, salute e consumatori, 6.Competitività, 7.Trasporti, telecomunicazioni e energia, 8.Agricoltura e pesca, 9.Ambiente, 10.Istruzione, gioventù, cultura e sport) e le questioni relative alla parità di genere vengono affrontate dalla formazione “Occupazione, politica sociale, salute e consumatori”, la quale tuttavia non rispecchia adeguatamente tutti gli aspetti di cui occorre tener conto in tema di parità.
L’istituzione di una formazione ad hoc sulla parità di genere sarebbe giustificata dal fatto che l’uguaglianza di genere costituisce valore cardine e obiettivo fondamentale dell’Unione e che il diritto alla parità di trattamento e alla non discriminazione è un diritto fondamentale sancito dai Trattati e dalla Carta dei diritti fondamentali. Avrebbe l’importante funzione di consentire ai rappresentanti degli Stati membri responsabili della parità di genere di disporre di un apposito forum istituzionale al fine di garantire, attraverso una stretta cooperazione, una maggiore integrazione della parità di genere nelle strategie e nei processi politici dell’UE e in tal modo di contribuire a ridurre i divari tra gli Stati membri, attraverso l’armonizzazione della tutela dei diritti delle donne e la parità di genere in Europa e un approccio intersettoriale. Un’azione unitaria sarebbe fondamentale per far convergere verso l’alto e armonizzare i diritti delle donne in Europa mediante un patto forte tra gli Stati membri, basato sullo scambio e sull’attuazione delle normative dell’Unione e delle migliori prassi attualmente in vigore nell’Unione.