“Rimane uno dei successi più eclatanti nella battaglia contro il Covid-19.” Si apre così un articolo del britannico The Guardian del 27 dicembre, in riferimento al dexamethasone, uno dei medicinali utilizzati nel programma di Oxford Recovery, il più vasto esperimento di trattamenti anti-Covid al mondo.
Secondo il Prof. Martin Landray, uno dei fondatori del programma, il farmaco avrebbe salvato 650.000 vite a livello globale, 12.000 solo nel Regno Unito, paese in cui, paradossalmente, è stata coniata la nuova variante del virus.
Ma nel programma, i cui risultati saranno resi disponibili fra gennaio e febbraio, troviamo anche il riscontro positivo di altri farmaci e trattamenti che son stati alternativamente enfatizzati o ignorati, fra cui il plasma dei convalescenti da Covid, due anti-infiammatori e persino, sotto il nome Regeneron, gli anticorpi monoclonali usati per trattare il presidente americano Donald Trump.
Questi ultimi, già usati in oncologia, sono stati sviluppati anche da un’azienda italiana di Latina, la Bsp Pharmaceuticals.
Efficaci nel ridurre la carica virale nei casi lievi e moderati di Coronavirus, essi non hanno mai ottenuto il via libera dall’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco), col risultato che l’azienda italiana esporta negli USA, in Ungheria, in Israele, in Canada ma non può rifornire le farmacie italiane.
In questo senso, inoltre l’Italia poteva essere teatro di uno studio clinico coinvolgente 10.000 pazienti, cosa mai avvenuta.
Una luce verde a metà invece è arrivata sull’idrossiclorochina, di cui ci siamo occupati in passato riprendendo un’inchiesta dell’edizione australiana del The Guardian.
Il via libera è giunto tuttavia dal Consiglio di Stato, uno dei massimi organi giudiziari del paese, non sanitari, ed in contrasto con l’Aifa: l’11 dicembre, infatti, l’istituzione, dietro appello dell’associazione Isde Medici per l’Ambiente, aveva deciso che la scelta del farmaco per la cura del Covid “deve essere rimessa all’autonomia decisionale del singolo medico”, ammettendolo di fatto fra le opzioni, per quanto con prescrizione non rimborsabile.
Ora vedremo se l’iniziativa di Oxford sugli anticorpi monoclonali avrà ripercussioni positive anche in Italia. Forse interpellando di nuovo le autorità giudiziarie?
Medio Oriente col fiato sospeso a un anno dall’assassinio del generale Soleimani
Il 3 gennaio 2021 segnerà il primo anniversario dell’uccisione del generale iraniano Qasem Soleimani per mano di Washington.
L’attacco mirato sull’aeroporto internazionale di Baghdad, in cui perse la vita Soleimani, era finalizzato, a detta degli americani, a “contenere i futuri piani di attacco da parte dell’Iran” contro “diplomatici e personale militare Usa in Iraq e in altri Paesi della regione”.
Infatti gli Stati Uniti hanno ripetutamente accusato la Repubblica Islamica del lancio di razzi contro le loro strutture in Iraq, incluso quello di domenica 20 dicembre contro l’ambasciata americana a Baghdad, in seguito al quale Donald Trump ha avvertito via Twitter: “Se un solo americano sarà ucciso, riterrò l’Iran responsabile”.
Teheran ha respinto le accuse.
Nonostante ciò, al monito del presidente Usa ha fatto seguito l’invio nel Golfo Persico del sottomarino nucleare USS Georgia, in un’aperta dimostrazione di forza.
Il politico iracheno Muqtada al-Sadr, leader sciita del Movimento Sadrista, ha messo in guardia i due rivali: non coinvolgete l’Iraq nella vostra disputa.
Nel frattempo, ha contribuito a deteriorare i rapporti tra Baghdad e Washington la grazia recentemente concessa da Donald Trump a quattro contractor della Blackwater, responsabili dell’uccisione di 17 civili iracheni nella strage di piazza Nisour del 2007
Brexit, accordo votato: fine di una storia infinita?
Mercoledì 30 dicembre, un giorno prima dell’ufficiale dipartita dall’Ue, la Camera dei Comuni Britannica ha votato l’accordo raggiunto fra il governo e Bruxelles, che diventerà quindi legge, chiamata The EU (Future Relationship) Bill. 521 i voti a favore, 73 i contrari.
Il Primo Ministro Boris Johnson ha goduto del pieno appoggio dei suoi parlamentari, compresi i “conservatori ribelli” e l’ex premier Theresa May, che ha comunque sentenziato “Il mio accordo del 2019 era migliore di questo, sovranità non vuol dire isolazionismo.” Voto positivo anche dai laburisti, pur con riserva. Solo un pugno di parlamentari laburisti ha scelto l’astensione o il non voto. “Un magro accordo è meglio che nessun accordo,” aveva dichiarato in precedenza il leader del partito Keir Starmer, sottolineando però che il premier è stato disonesto verso il pubblico, poiché l’accordo prevede “una valanga di controlli e burocrazia per le aziende” e non affronta il settore servizi, soprattutto finanziari, che costituisce l’80% dell’economia britannica. Un punto condiviso anche da Mrs May. Fortemente critico, invece, l’ex leader laburista Jeremy Corbyn, che ha pubblicamente dichiarato di non appoggiare l’accordo, espressione di un governo che “idolatra un sistema neoliberista fallito,” ha dichiarato. Voto contrario dagli scozzesi del SNP, dal partito gallese e da tutti i partiti nord-irlandesi. Il documento è stato firmato in mattinata dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e dal Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ed ha raggiunto Downing Street a Londra a bordo di un aereo RAF. Dopo il voto dei Comuni, passerà alla Camera dei Lord, che in base alle previsioni lo approverà, per poi ricevere l’Assenso Reale. Ma quali sono i punti salienti? Gran Bretagna ed Unione Europea continueranno gli scambi commerciali senza tariffe, almeno per un primo periodo, ma ci saranno maggiori controlli di sicurezza alle frontiere, con alcuni prodotti specifici, per esempio cibo crudo di origine animale proveniente dalla Gran Bretagna, che non potrà accedere al mercato europeo se non sotto determinate temperature. Servizi bancari, contabili e legati all’architettura non saranno più riconosciuti dall’Ue. Qualifiche professionali come medici, architetti, chef, non saranno più automaticamente riconosciuti, il che significa che i lavoratori qualificati britannici dovranno misurarsi con le leggi di ogni rispettivo paese europeo. Su questo punto, entrambe le parti hanno preso l’impegno di proseguire i colloqui in futuro. I cittadini britannici dovranno richiedere un visto nel caso la permanenza all’estero superi complessivamente i 90 giorni nell’arco di sei mesi. Misure simili per i cittadini europei in visita nella terra di sua maestà, che potranno sostare per brevi periodi a patto che siano muniti di passaporto. La carta d’identità sarà valida solo per determinate categorie e fino al 2025. Nei prossimi 5 anni e mezzo, le quote pesca nei mari britannici saranno molto più alte per Londra, che nel 2026 potrà applicare un veto totale. La Gran Bretagna non avrà più voce in capitolo nella Corte Europea di Giustizia. Quest’ultima continuerà comunque a ricoprire un ruolo nell’Irlanda del Nord, sulla base di attuali accordi con l’Ue. Londra inoltre non avrà più accesso ai database sulla sicurezza, se non su richiesta, e non sarà più membro di Europol, per quanto, scrive la BBC, avrà una non specificata “presenza” nei suoi quartieri generali. Non più programma Erasmus per gli studenti universitari, con l’esclusione di Irlanda del Nord. Londra istituirà però, nel settembre 2021, un programma simile che porterà il nome di Alan Turing, il celebre matematico inglese, e che comprenderà anche studenti extraeuropei.
Cina 2021: giro di vite sulle pratiche monopolistiche e sugli investimenti stranieri
In Cina nel 2021 assisteremo a un giro di vite sulle pratiche monopolistiche e sugli investimenti stranieri.
L’innovazione è importante, ma a un certo punto la regolamentazione deve rimettersi al passo per garantire la sicurezza e l’equità del mercato.
Per questo motivo, la cinese Central Economic Work Conference ha designato la vigilanza antimonopolio come uno dei compiti chiave per il 2021, mentre l’Ufficio politico del Partito Comunista Cinese ha sottolineato l’importanza di prevenire l’espansione disordinata del capitale.
Intanto il gigante del commercio digitale Alibaba da qualche giorno è sotto indagine per “sospette pratiche monopolistiche“, mentre all’affiliata Ant Group è stato ordinato di “rettificare” i suoi servizi assicurativi, di credito e di gestione patrimoniale.
Sul fronte dei rapporti con gli investitori stranieri, in gennaio entreranno in vigore le nuove norme che disciplinano gli investimenti nei settori militare, energetico e della tecnologia dell’informazione, nonché nei servizi finanziari , nell’ottica di una sempre crescente sicurezza nazionale.
News a cura di Leni Remedios e Giulia Zanette per Andromeda Project, in collaborazione per la sezione esteri con ecodaipalazzi.it
Andromeda Project News augura a tutti voi un sereno 2021