A pochi giorni di distanza dal drammatico caso di Padova, ove un padre separato, dopo aver ucciso i suoi due figli si è tolto la vita, per “punire” la ex moglie, ci si torna a interrogare sull’efficacia delle risposte, culturali, sociali, economiche e giudiziarie, messe in campo dalle Istituzioni. Nonostante i progressi nelle politiche di contrasto alla violenza di genere, da più parti viene denunciata la permanenza di un vuoto istituzionale, di una insufficienza delle misure e della costante solitudine che caratterizza le vittime di violenza, all’interno di una società che peraltro, facendo spesso finta di niente, si comporta in modo complice.
Il Parlamento, il 30 dicembre u.s., ha approvato la legge di Bilancio 2021, che ora attende la firma del Presidente della Repubblica e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Al fine di sostenere la lotta contro la violenza di genere sono previste alcune misure, ma non è stato approvato un importante emendamento come ad es. quello presentato dall’on. Veronica Giannone , deputata del Gruppo Misto, favorevole all’introduzione di un fondo di 3 milioni per il 2021 e 3 per il 2022 destinato all’assistenza legale gratuita delle donne vittime di violenza e maltrattamenti, successivamente confluito in un ordine del giorno approvato dal Governo.
All’art. 1, comma 27, viene autorizzata la spesa di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021, 2022 e 2023, al fine di garantire e implementare la presenza negli istituti penitenziari di professionalità psicologiche esperte per il trattamento intensificato cognitivo comportamentale nei confronti degli autori di reati contro le donne e per la prevenzione della recidiva.
Inoltre, il comma 28 prevede l’incremento di 6 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021 e 2022 del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, al fine di contenere i gravi effetti economici, derivanti dall’emergenza epidemiologica da Covid-19, per quanto concerne le donne in condizione di maggiore vulnerabilità, nonché di favorire percorsi di autonomia e di emancipazione delle donne vittime di violenza in condizione di povertà, di cui all’art. 105-bis del D.L. 34/2020, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77 (c.d. Fondo per il reddito di libertà, istituito per le donne vittime di violenza al fine di contenere i gravi effetti economici derivanti dall’emergenza epidemiologica da COVID-19, in particolare per quanto concerne le donne in condizione di maggiore vulnerabilità, nonchè di favorire, attraverso l’indipendenza economica, percorsi di autonomia e di emancipazione delle donne vittime di violenza in condizione di povertà). Si tratta di una disposizione fortemente voluta dalla deputata di Italia Viva Lucia Annibali, che ha ritenuto tale contributo economico indispensabile per sostenere il processo di liberazione delle donne e dei loro figli dalla violenza, per garantire loro un’occasione di rinascita, di ricostruzione del proprio progetto di vita e di pieno sviluppo delle proprie capacità.
I commi da 1134 al 1136 istituiscono presso la Presidenza del Consiglio un Fondo contro le discriminazioni e la violenza di genere con una dotazione di un milione di euro per ciascuno degli anni dal 2021 al 2023, al fine di garantire le attività di promozione della libertà femminile e di genere e le attività di prevenzione e contrasto alle forme di violenza e di discriminazione fondate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità. Destinatarie delle risorse del Fondo sono le associazioni del terzo settore che abbiano come finalità statutaria la promozione della libertà femminile e di genere e di prevenzione e contrasto alle discriminazioni di genere, che abbiano almeno cinque anni di attività, ed un curriculum che documenti attività compiute in attuazione di tali finalità.